Quanto incidono sull’accesso al lavoro le opportunità educative
Tag: Istruzione
- 39% il tasso di occupazione tra i giovani che hanno lasciato precocemente la scuola. Quasi 20 punti in meno dei coetanei diplomati.
- I tassi di abbandono spesso riflettono la condizione della famiglia di origine: 2,5% tra i figli dei laureati, 24,1% se i genitori hanno al massimo la licenza media.
- 2.014 i comuni con tasso di occupazione e di istruzione sotto la media.
- 8 su 10 si trovano nel mezzogiorno.
Nel 2022 il tasso di occupazione di neodiplomati e neolaureati è aumentato, a conferma di quanto l’istruzione sia uno dei fattori che possono maggiormente influenzare le possibilità di accesso al lavoro.
74,6% laureati da uno a tre anni occupati nel 2022 (+7,1 punti rispetto al 2021).
L’altro lato della medaglia è che chi ha abbandonato gli studi precocemente, lasciando la scuola prima del diploma o di una qualifica, mostra un livello di occupazione molto più basso. Tra i giovani tra 18 e 34 anni con al massimo la licenza media il tasso di occupazione scende al 39%. Una quota comunque in crescita rispetto al 2021, ma di 13 punti inferiore rispetto al 2007.
Il legame tra accesso all’istruzione e possibilità di accesso al mondo del lavoro nel corso degli ultimi vent’anni si è rafforzato.
Per questo garantire un diritto di accesso equo all’istruzione di qualità è essenziale. Oggi infatti ad abbandonare la scuola sono soprattutto i giovani di famiglie svantaggiate, rendendo tale condizione ereditaria. Un problema soprattutto nel mezzogiorno, dove in quasi 2 comuni su 3 bassi livelli di istruzione si accompagnano a tassi di occupazione inferiori alla media.
L’abbandono scolastico ha impatto sugli esiti occupazionali
La mancanza di opportunità educative rende molto più difficile per i giovani avere un’occupazione, in modo piuttosto sistematico.
Nel 2022, tra i giovani di 18-24 anni diplomati, quasi 6 su 10 avevano un lavoro (57,7%). In mancanza del diploma o di una qualifica, il tasso di occupazione è invece risultato inferiore di 18,7 punti percentuali (39%).
Tra chi lascia la scuola il tasso di occupazione è sistematicamente più basso
Confronto tra il tasso di occupazione dei 18-24enni usciti precocemente dal sistema di istruzione e formazione e di quelli diplomati (2022)
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: venerdì 6 Ottobre 2023)
Il divario è particolarmente ampio per le ragazze: 53,1% il tasso di occupazione tra le giovani diplomate (a fronte del 25,5% tra quelle che hanno abbandonato) e nell’Italia settentrionale: 70,9% contro 48,9%.
Tuttavia è nel mezzogiorno che il tasso di occupazione tra i giovani che hanno lasciato gli studi precocemente raggiunge il livello minimo: 27,9%. L’occupazione in questa area del paese è bassa anche tra chi ha almeno il diploma (39,3%); tra chi non ce l’ha è addirittura inferiore di oltre 11 punti.
L’ereditarietà nell’abbandono degli studi
Una migliore occupabilità di chi ha un livello di istruzione più elevato è un dato piuttosto prevedibile, soprattutto in un mercato del lavoro che richiede un numero di competenze, tecnologiche e non, più alto rispetto al passato.
Tuttavia questa tendenza finisce con l’acuire i divari sociali esistenti, considerato che la probabilità di abbandonare dipende ancora oggi in modo così sistematico dalla condizione di partenza di ragazze e ragazzi.
Senza opportunità educative eque, le disparità di accesso al lavoro rafforzano il rischio di esclusione sociale.
Tra i figli dei laureati, la percentuale di chi lascia la scuola prima del tempo è minima: 2,5% del totale. Se il titolo di studio più elevato tra i genitori è il diploma, la quota di giovani che abbandonano sale al 5,3%. Se i genitori hanno al massimo la licenza media, l’abbandono riguarda quasi un giovane su 4: 24,1%.
Queste tendenze all’ereditarietà del fenomeno non vanno sottovalutate. Perché comportano che ad abbandonare gli studi, e quindi anche ad avere un accesso più fragile e precario al mondo del lavoro, sia proprio chi nasce in una famiglia svantaggiata. In questo modo, senza un intervento educativo equo, per tutte e tutti, il rischio esclusione sociale si trasmette di fatto per via ereditaria. Specialmente nelle aree del paese che già sono più fragili da questo punto di vista.
Il rapporto tra istruzione e lavoro, comune per comune
Per comprendere meglio tale tendenza, è utile analizzare il rapporto che già oggi esiste tra livello di istruzione e accesso al lavoro. Un legame che, come già approfondito, si sta già rafforzando e potrebbe diventare sempre più stretto nei prossimi anni.
Nel 2022 sono oltre 18 milioni i residenti in Italia tra 25 e 49 anni. Di questi quasi 3 su 4 hanno almeno il diploma (73,6%), mentre una quota di poco inferiore è occupata (71,7%). Due caratteristiche che in diversi casi vanno di pari passo.
Su poco meno di ottomila comuni presenti in Italia, 2.545 (un terzo del totale, 32,2%) si caratterizzano per un livello di istruzione e di occupazione superiore alla media nazionale. Al contrario, in 2.014 comuni (il 25,5%) si verifica la situazione opposta: un livello di istruzione e un tasso di occupazione inferiore alla media nazionale.
Ma è soprattutto la ricorrenza territoriale a rendere tali tendenze rilevanti.
Nel mezzogiorno tassi di istruzione e occupazione sotto la media
Confronto tra la percentuale di occupati e di diplomati (o titoli superiori) nella fascia 25-49 anni
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat (censimento permanente)
(ultimo aggiornamento: sabato 1 Gennaio 2022)
A fronte dei circa duemila comuni italiani in cui il tasso di occupazione e quello di istruzione sono inferiori alla media nazionale, ben 1.648 si trovano nel sud o nelle isole. Significa che oltre 8 comuni su 10 in questa condizione si trovano nel mezzogiorno. Ovvero quasi 2 comuni su 3 presenti in quest’area del paese (in rosso nella mappa).
Solo 70 comuni del mezzogiorno (meno del 3% del totale), si trovano invece nella situazione opposta: occupazione e istruzione superiore alla media nazionale (in verde nella mappa). Escludendo da questo computo i territori appartenenti ad Abruzzo e Molise, i comuni del mezzogiorno con istruzione e occupazione sopra la media sono appena 5: 2 sardi e uno ciascuno per Campania, Puglia e Basilicata.
L’articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it
L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.