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L’inclusione degli alunni con Dsa in Italia

Tag: DirittiIstruzione

Foto di Andrew Ebrahim su Unsplash

Sono 4 i disturbi specifici dell’apprendimento riconosciuti per la tutela dell’inclusione scolastica: dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia.

Il più frequente è la dislessia.

In totale sono 298.114 gli alunni delle scuole primarie e secondarie cui è stato certificato un disturbo specifico dell’apprendimento (a.s. 2018/19).

Sono passati 12 anni dall’entrata in vigore della legge 170/2010 di tutela sui disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico.

Oggi restano divari territoriali soprattutto sulle diagnosi. Nel mezzogiorno solo all’1,8% degli alunni delle primarie è stato certificato un Dsa (media Italia: 3,1%).

In Italia a quasi uno studente su 20 è stato certificato un disturbo specifico dell’apprendimento (Dsa). Parliamo, nell’anno scolastico 2018/19, di 300mila ragazze e ragazzi dislessici, disgrafici, con disortografie o discalculie.

I Dsa incidono sul percorso educativo dello studente.

Si tratta di disturbi differenti, che talvolta possono presentarsi insieme. La dislessia, il più noto e più spesso diagnosticato, è un disturbo nella lettura che si manifesta nella difficoltà di decodificare correttamente e rapidamente i segni linguistici. La disgrafia comporta una difficoltà motoria nella scrittura, mentre la discalculia nel comprendere ed elaborare i numeri. La disortografia, infine, è una difficoltà nei processi linguistici di transcodifica dal linguaggio orale a quello scritto, che porta a commettere errori ortografici e fonografici.

4 i disturbi specifici dell’apprendimento riconosciuti per la tutela dell’inclusione scolastica.

Situazioni diverse, accomunate dall’incidere pesantemente sugli apprendimenti dello studente. I Dsa, se non adeguatamente riconosciuti e trattati come tali, possono compromettere l’intero percorso educativo e, purtroppo, anche la stessa qualità delle relazioni con compagni e insegnanti.

Una maggiore consapevolezza è fondamentale nel percorso di inclusione. Il rischio concreto è infatti che un disturbo specifico dell’apprendimento venga frainteso con scarso impegno o attitudine da parte dello studente, allontanandolo dal percorso di istruzione o addirittura alimentando l’isolamento del minore.

Il percorso verso l’inclusione

Un passaggio importante verso il riconoscimento anche normativo dell’impatto di tali disturbi sulla vita scolastica e non solo del minore è stata l’approvazione della legge 170 del 2010, nell’ottobre dello stesso anno. Questa, come approfondiremo, ha previsto alcune tutele per il percorso scolastico di ragazze e ragazzi con Dsa.

In generale, in un’ottica di maggiore consapevolezza sul fenomeno, è interessante notare come – rispetto agli inizi del decennio scorso – il numero di studenti con Dsa sia fortemente aumentato. Nel 2010 a meno dell’1% degli alunni era stato diagnosticato un qualche tipo di disturbo specifico dell’apprendimento. Sul finire del decennio la quota sfiora il 5%.

Nell’ultimo decennio sono molto aumentate le diagnosi di Dsa
Percentuale di alunni con Dsa sul totale (2010-18)

DA SAPERE
Fino all’anno 2016/2017 la percentuale riportata in serie storica è relativa a primaria, secondaria di I e II grado, mentre per gli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019 per la scuola primaria sono considerati solo III, IV e V anno.
I dati relativi alla provincia di Bolzano sono disponibili solo per l’a.s. 2018/2019.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Novembre 2020)

La crescita nel tempo va letta come una tendenza senz'altro positiva, nel momento in cui segnala maggiore consapevolezza sul fenomeno e quindi maggiore possibilità di trattarlo. Si tratta di un aspetto centrale dell'inclusione educativa, perché altrimenti il rischio è che una disgrafia o una dislessia non correttamente diagnosticate siano attribuite al disimpegno o al disinteresse dell'alunno. Generando ulteriore frustrazione nelle studentesse e negli studenti che vivono questa condizione, e allontanando ulteriormente il loro corretto inserimento sociale e educativo nella classe.

La crescita delle certificazioni di Dsa è probabilmente da attribuire alla maggiore consapevolezza sul fenomeno. - Invalsi, Quanti sono gli alunni con Dsa in Italia? (2020)

Sempre per favorire una maggiore consapevolezza, un altro aspetto cruciale è dato dalla capacità di distinguere la presenza di uno o più disturbi dell'apprendimento. In modo da poter rispondere in modo adeguato alle esigenze specifiche dello studente.

In Italia circa il 3% degli alunni ha una dislessia certificata, per un totale di 187.693 studenti nell’anno scolastico 2018/2019. Tra i disturbi più frequenti seguono la disortografia (101.744 alunni, 1,7%), discalculia (96.081 ragazze e ragazzi, pari all'1,6%) e disgrafia (87.859, 1,5%).

La dislessia è il disturbo dell’apprendimento diagnosticato con maggiore frequenza
Percentuale di alunni per tipologia di disturbo (a.s. 2018/19)

DA SAPERE
La quota di alunni con Dsa non coincide con la somma dei singoli disturbi diagnosticati, dal momento che un alunno può presentare più tipologie di Dsa.
Il dato considera la percentuale di alunni con disturbi specifici di apprendimento (Dsa) sul totale degli alunni del III, IV e V anno di corso della scuola primaria e della scuola secondaria.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Novembre 2020)

In altri termini, ogni 100 diagnosi di disturbo dell'apprendimento riguardanti ragazzi e ragazze delle primarie e delle secondarie, quasi 40 sono per dislessia (39,6%). Gli altri 3 disturbi coprono il restante 60%, con circa il 20% delle certificazioni ciascuno. Il secondo Dsa riconosciuto con più frequenza è la disortografia (21,5%), seguita dai disturbi di discalculia e di disgrafia, rispettivamente al 20,3% e al 18,6%.

298.114 gli alunni delle scuole primarie e secondarie cui è stato certificato un disturbo specifico dell’apprendimento (a.s. 2018/19).

Per queste ragazze e ragazzi non è prevista la figura dell'insegnante di sostegno, salvo che - ovviamente - oltre a un Dsa non abbiano anche una disabilità certificata. Per la loro inclusione effettiva nelle attività della classe le norme (come la già citata 170/2010) prevedono una serie di misure compensative o dispensative. Finalità della norma è garantire il diritto all'istruzione di migliaia di ragazze e ragazzi, favorirne il successo scolastico, ma soprattutto ridurre i disagi derivanti dai disturbi diagnosticati. Per questo tra gli obiettivi della legge vi è anche quello di aumentare la consapevolezza di famiglie e insegnanti e aumentare le diagnosi precoci di tali disturbi.

12 anni dall'entrata in vigore della legge 170/2010 "nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico."

Nello specifico, è prevista una formazione rivolta al personale docente e dirigenziale, per le scuole di ogni ordine e grado. Ma il punto più importante è la previsione di una flessibilità nella didattica rivolta agli studenti con Dsa, con percorsi educativi personalizzati.

Agli studenti con Dsa le istituzioni scolastiche, a valere sulle risorse specifiche e disponibili a legislazione vigente iscritte nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, garantiscono:
a) l'uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo, adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate;
b) l'introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere;
c) per l'insegnamento delle lingue straniere, l'uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento, prevedendo anche, ove risulti utile, la possibilità dell'esonero
. - Legge 170/2010, art. 5 c. 2

La possibilità di applicare queste misure - evidentemente - dipende da una corretta diagnosi dei disturbi. Da questo punto di vista, è rilevante osservare come la quota di alunni con Dsa vari ampiamente sul territorio nazionale. Con una sottorappresentazione delle regioni del mezzogiorno.

Gli alunni con Dsa sul territorio

In Italia in media il 4,9% degli studenti ha un disturbo specifico dell'apprendimento diagnosticato. Una quota che cambia tra i diversi livelli di istruzione. Sono il 3,1% nelle primarie (negli anni III, IV e V, quelli in cui tali disturbi sono diagnosticabili), il 5,9% nelle secondarie di I grado e il 5,3% in quelle di secondo grado.

Ma che soprattutto mostra una ampia variabilità territoriale. In 3 aree del paese la quota di alunni con Dsa supera la media nazionale del 4,9%. Si tratta dell'Italia nord-occidentale (7,3%), nord-orientale (5,7%) e centrale (5,9%). Nel mezzogiorno la percentuale risulta molto inferiore (2,4% medio), dato che scende sotto il 2% nelle primarie meridionali.

1,8% gli alunni con Dsa nelle scuole primarie del mezzogiorno (media Italia: 3,1%).

Approfondendo in chiave regionale, in Liguria il 7,7% degli studenti delle primarie (III, IV e V anno) e delle secondarie ha un disturbo specifico di apprendimento. Seguono, con almeno il 7%, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna.

La Liguria è la regione con più alunni con Dsa
Percentuale di alunni con Dsa su totale (a.s. 2018/19)

DA SAPERE
Il dato considera la percentuale di alunni con disturbi specifici di apprendimento (Dsa) sul totale degli alunni del III, IV e V anno di corso della scuola primaria e della scuola secondaria.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Ministero dell'istruzione
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Novembre 2020)

Da notare come nelle regioni meridionali le percentuali siano molto più basse della media nazionale (4,9%). Ad esempio sono solo il 2,5% degli alunni pugliesi, il 2% di quelli siciliani, l'1,5% in Campania e l'1,3% in Calabria. Una tendenza così territorialmente caratterizzata che lascia immaginare la possibilità di diagnosi meno tempestive in alcune aree del mezzogiorno. Un aspetto sottolineato da diversi osservatori, a partire dalle analisi di Invalsi, il soggetto che in Italia si occupa di monitorare il livello di apprendimento di ragazze e ragazzi.

I dati fanno pensare a una maggiore difficoltà a Sud a certificare tempestivamente i Disturbi Specifici dell’Apprendimento. - Invalsi, Quanti sono gli alunni con Dsa in Italia? (2020)

L'importanza di acquisire maggiore consapevolezza sul fenomeno

Anche le associazioni che si occupano direttamente del fenomeno negli anni hanno sottolineato come il dato del sud possa essere riferito anche alle mancate certificazioni. Sottolineando allo stesso tempo che ciò potrebbe riguardare anche aree dell'Italia settentrionale.

I valori di prevalenza DSA, per le regioni del Mezzogiorno, molto più bassi rispetto a quelli calcolati a livello nazionale (anche dopo essere stati corretti per la popolazione della Scuola Primaria) sembrano denunciare un marcato fenomeno di sotto-certificazione, fenomeno che sospettiamo essere presente anche in molte zone del centro nord. - Associazione italiana dislessia, Quanti sono gli studenti con DSA in Italia? Dati a confronto

La possibilità che tante ragazze e ragazzi abbiano un disturbo dell'apprendimento non diagnosticato pone un tema serio per il nostro sistema educativo. In assenza di una analisi corretta della diffusione del fenomeno, infatti, anche le risposte che ad esso vengono date saranno insufficienti, se non addirittura controproducenti.

Aumentare la consapevolezza sui disturbi specifici dell'apprendimento è perciò il primo passo per creare inclusione e migliorare l'esperienza educativa di migliaia di ragazze e ragazzi in tutto il paese.

L'articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it.

L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.

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