In povertà troppe famiglie con figli che vivono in affitto
Tag: Diritti
- Sono oltre 1 su 4 le famiglie in affitto e con minori a carico in povertà assoluta.
- 5,2 milioni le famiglie che vivono in affitto: il 20,5% del totale.
- In presenza di almeno un minore la quota sale al 24,8%.
- Tra i capoluoghi Napoli è quello con più case in affitto: 38% delle abitazioni occupate.
Nel 2021 in Italia l’11,5% delle famiglie in cui sono presenti minori si è trovato in una condizione di povertà assoluta. Quando il nucleo vive in affitto la quota sale al 28,2%. In attesa della pubblicazione delle nuove statistiche Istat sulla povertà, prevista per ottobre, è questa la situazione che emerge nell’Italia in uscita dalla pandemia.
Un dato che, in questa fase, delinea una maggiore difficoltà economica per i nuclei con figli. Condizione che generalmente si accompagna a redditi più bassi, difficoltà ad accedere a un mutuo e a una minore probabilità di avere accumulato risparmi o aver avuto accesso a beni ereditari, come evidenziato lo scorso anno da Istat.
Tra le famiglie con figli piccoli, l’incidenza della povertà assoluta scende al 6,4% quando la casa è di proprietà. Una quota anche inferiore alla media nazionale, pari nel 2021 al 7,5% di tutti i nuclei familiari. Tuttavia cresce significativamente se il possesso dell’abitazione deriva da un usufrutto o da un uso gratuito (13,1%). Fino a superare il 28% tra le famiglie con figli minori in affitto.
28,2% le famiglie con minori e in affitto in povertà assoluta.
Il costo dell’affitto per le famiglie in povertà assoluta
La relazione esistente tra titolo di godimento dell’abitazione e livelli di indigenza indica chiaramente come la questione della casa rappresenti un elemento chiave per la condizione delle famiglie, specialmente in presenza di figli.
“L’analisi del titolo di godimento dell’abitazione mostra come l’incidenza di povertà assoluta delle famiglie dove sono presenti minori sia pari al 28,2% se la famiglia è in affitto, contro il 6,4% di quelle che posseggono una abitazione di proprietà e il 13,1% delle famiglie in usufrutto o in uso gratuito”. – Istat, Povertà in Italia (2021)
Una tendenza su cui i prezzi degli affitti hanno un ruolo rilevante. Le famiglie in povertà assoluta (tutte, non solo quelle con minori a carico) spendono in media per l’affitto 337 euro mensili, a fronte dei 434,17 euro pagati da quelle non indigenti.
A variare però è soprattutto l’incidenza sulla spesa mensile complessiva. Per le famiglie che non sono in povertà l’affitto costituisce il 22% delle spese, tra quelle povere arriva al 35,8%. Tale quota è superiore al 30% in tutte le aree del paese. Si attesta al 31,1% tra le famiglie povere del mezzogiorno, arriva al 37,4% in quelle del nord e raggiunge il 39% in quelle del centro.
Per le famiglie povere l’affitto rappresenta un terzo della spesa mensile
Percentuale di spesa media mensile tra le famiglie affittuarie in povertà assoluta e non per ripartizione geografica (2021)
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 15 Giugno 2022)
Tendenze che rendono essenziale valutare l’incidenza delle case in affitto nella penisola, molto differenziata sul territorio nazionale.
Le famiglie giovani e con figli più spesso in affitto
Nella maggior parte dei casi nel nostro paese le famiglie vivono in un’abitazione di proprietà.
In base ai dati relativi al 2021, sono 18,2 milioni le famiglie proprietarie dell’abitazione in cui risiedono: il 70,8% del totale. Parliamo di 42,7 milioni di persone che abitano in una casa di proprietà. Nel 12,8% dei casi (3,3 milioni di famiglie) sostenendo un mutuo.
“Come noto, sin dal dopoguerra, le famiglie italiane hanno mostrato una elevata propensione all’acquisto dell’abitazione”. – Gruppo di lavoro sulle politiche per la casa e l’emergenza abitativa, audizione Istat del 6 settembre 2022
Altri 2,2 milioni di nuclei, pari a poco meno del 9% delle famiglie, hanno a disposizione la casa in cui vivono in base a un usufrutto oppure a titolo gratuito. La parte restante delle famiglie italiane vive in affitto.
Parliamo di 5,2 milioni di nuclei e di 11,8 milioni di persone, pari a circa una famiglia su 5 che vive in affitto.
20,5% delle famiglie vive in affitto nel 2021.
Una percentuale altamente variabile in base alla condizione socio-economica. Nel quinto di famiglie con i redditi più alti, la quota di quelle affittuarie crolla all’11,3%: quasi la metà del dato medio. Mentre sale al 31,8% tra le famiglie meno abbienti.
A vivere in affitto sono soprattutto le nuove famiglie, a partire da quelle più giovani e con figli. Se non ci sono minori, il 19,1% dei nuclei vive in locazione. In presenza di almeno un figlio la quota sale al 24,8%. Con almeno 3 figli supera addirittura un terzo del totale (33,7%).
I divari territoriali sulle abitazioni affittate in Italia
Le tendenze appena viste si traducono in circa il 17% di abitazioni occupate a titolo di affitto: 4,3 milioni di case su 25,3 milioni censite nel 2019.
Tale incidenza risulta molto differenziata nella penisola, essendo influenzata da fattori quali la condizione economica, l’andamento del mercato immobiliare e il contesto sociale di riferimento.
Tra le regioni la quota supera il 20% in Campania, Piemonte, Trentino-Alto Adige e Liguria; mentre si attesta al di sotto del 12% in Sardegna (11,8%), Calabria (11,6%), Basilicata (11,1%) e Molise (10,2%).
A livello provinciale, è la città metropolitana di Napoli ad avere più case in affitto, in questo territorio pari al 30,5% delle abitazioni occupate. Seguono nell’ordine, con cifre superiori al 22%, Imperia, Bolzano, Bologna e Torino.
7,6% le abitazioni occupate a titolo di affitto in provincia di Enna.
Al contrario in 7 province, tutte del mezzogiorno, la quota di case in affitto non raggiunge il 10%. Si tratta di Lecce, Crotone, Caltanissetta, Nuoro, Oristano, Agrigento ed Enna.
Quanto incide l’affitto, comune per comune
In generale è nelle città polo, attrattive perché baricentriche in termini di servizi, che la quota di abitazioni in affitto raggiunge l’apice: 22%. Nei comuni di cintura, hinterland di queste città principali, si attesta al 15% circa. Nei comuni periferici e ultraperiferici, distanti oltre 40 minuti dai poli, la percentuale scende al di sotto dell’11%.
Parliamo infatti delle aree del paese che più si sono spopolate dal dopoguerra, perché distanti dai servizi. Anche per questo si tratta dei comuni dove i valori immobiliari sono inferiori e l’incidenza degli anziani – la fascia demografica che vive più spesso in case di proprietà – è più elevata.
84,1% degli ultra 65enni vive in case di proprietà. Tra i giovani con meno di 35 anni la quota scende al 47,8%.
Nel comune di Napoli il 38,3% delle abitazioni risulta occupato a titolo di affitto. Seguono i due capoluoghi delle province autonome, Bolzano (36,2%) e Trento (30,4%).
Tra i capoluoghi Napoli è quello con più case in affitto
Percentuale di abitazioni in affitto sul totale delle abitazioni occupate (2019)
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: mercoledì 19 Aprile 2023)
Sempre considerando i capoluoghi, la quota di case in affitto supera un quarto del totale anche in altre 25 città, in massima parte situate nell’Italia centro-settentrionale. Parliamo di Mantova, Bologna, Cremona, Cuneo, Aosta, Alessandria, Vercelli, Verona, Brescia, Imperia, Asti, Pavia, Varese, Modena, Torino, Piacenza, Bergamo, Vicenza, Novara, Milano, Palermo, Como, Verbania, Parma e Biella.
28 i capoluoghi con almeno il 25% di abitazioni in affitto.
Al contrario, sono 17 i capoluoghi dove meno del 15% delle abitazioni risulta occupato a titolo di affitto. Si tratta, nell’ordine di Oristano (14,7%), Siracusa (14,66%), Fermo (14,65%), Catanzaro (14,53%), Frosinone (14,49%), Massa (14,19%), Chieti (13,97%), Teramo (13,8%), Ravenna (13,55%), Campobasso (13,25%), Ascoli Piceno (13,18%), Potenza (13,08%), Crotone (13,07%), Enna (12,43%), Matera (12,41%), Ragusa (10,93%) e Agrigento (10,13%).
L'articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it.
L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.