In Italia gli adolescenti non si sentono ascoltati
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- Il diritto all’ascolto è uno dei 4 principi fondamentali garantiti dalla convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
- Al crescere dell’età, diminuisce la quota di giovani che pensano di poter trovare ascolto dai genitori.
- 35,4% degli studenti 15enni ritiene che gli insegnanti si interessino di loro. Tra gli 11enni la quota è superiore al 60%.
- 1 su 4 i giovani che dichiarano di non aver contattato i decisori perché pensavano che non sarebbero stati ascoltati.
- I minori in Italia oggi sono il 6,7% in meno del 2019. Il calo riguarda il 98% delle città.
In un Paese dove i giovani sono sempre meno, è doveroso chiedersi quanto si tenga conto dell’effettivo rispetto dei bisogni e delle esigenze di bambine e bambini, ragazze e ragazzi.
In altre parole, quanto sia effettivo il diritto all’ascolto dei minori, intendendo con esso non tanto un riferimento generico alla necessità di ascoltarli, quanto all’importanza di prendere sul serio la prospettiva dei giovani nella definizione delle politiche pubbliche italiane.
È in questa prospettiva che il prossimo 9 aprile si celebrerà la prima Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, istituita l’estate scorsa dal parlamento.
2 a 1 il rapporto tra over 65 e under 14 in Italia oggi. Era 1,38 a 1 nel 2005.
Il primo elemento da evidenziare è che su aspetti come questi esistono pochi dati strutturati. Come abbiamo avuto modo di raccontare nel rapporto Non sono emergenza dello scorso novembre, si tratta infatti di tendenze qualitative che vengono solitamente ricostruite con indagini campionarie ad hoc. D’altra parte, porsi questa domanda è il presupposto necessario per comprendere meglio la situazione attuale e intervenire di conseguenza.
L’importanza di ascoltare i bisogni dei minori
Il diritto all’ascolto è uno dei 4 principi fondamentali garantiti dalla convenzione sui diritti dell’infanzia, insieme a quello alla non discriminazione del minore, al rispetto del suo superiore interesse e al diritto alla vita, alla sopravvivenza e al corretto sviluppo.
“Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo devono essere debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità” – Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, art. 12
Perciò quando si parla di diritto all’ascolto non si tratta di un riferimento generico alla necessità di ascoltare bambini e ragazzi. Parliamo piuttosto della necessità di prendere sul serio il punto di vista dei più giovani nella definizione delle politiche pubbliche. In particolare quando queste riguardano direttamente loro.
L’ascolto dei minori nel contesto familiare
Sono numerosi gli ambiti in cui è importante valutare quanto i giovani si sentono effettivamente ascoltati e quanto quindi ritengono venga valorizzato il loro punto di vista.
Un primo aspetto da considerare è la capacità di ascolto nel contesto familiare e scolastico. Offre diversi elementi utili in questa direzione l’indagine condotta dall’Istituto superiore di sanità sui comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare. Una ricerca che si colloca nell’ambito dell’indagine internazionale promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Health behaviour in school-aged children, Hbsc), svolta ogni quattro anni attraverso un campione di alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Nel 2022 – l’ultima edizione svolta – è emerso come al crescere dell’età diminuisca anche la facilità di parlare con i genitori. Si tratta di un indicatore indiretto della percezione rilevata da ragazze e ragazzi sulla capacità degli adulti a loro più prossimi (il padre e la madre) di saperli ascoltare e potenzialmente sostenerli in diversi momenti della vita.
La facilità nel parlare con i genitori cala al crescere dell’età ed è più bassa per le ragazze
Percentuale di studenti che dichiarano una facilità nel parlare con i genitori (2022)
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Iss
(pubblicati: giovedì 2 Maggio 2024)
Sono soprattutto le madri – tanto per gli adolescenti maschi quanto per le coetanee – a essere considerate maggiormente accessibili e quindi, probabilmente, anche più capaci di ascoltare. In generale per le ragazze risulta comunque più difficile aprirsi con i genitori.
L’ascolto dei minori nel contesto scolastico
La scuola rappresenta l’altro ambito di confronto quotidiano in cui cercare ascolto, tanto con gli adulti – a partire dagli insegnanti – quanto con i coetanei. Da questo punto di vista l’indagine Iss ha fatto emergere che la quota di studenti che si sentono accettati dai propri docenti è piuttosto elevata tra gli 11enni (85,7%), cala di 10 punti tra i 13enni (75%), mentre scende al 61,8% tra i 15enni.
In termini di ascolto, tuttavia, la fiducia degli alunni nella capacità degli insegnanti di interessarsi a loro appare piuttosto inferiore. Il 61,7% degli 11enni percepisce un interesse da parte dei docenti; la quota scende al 50,4% a 13 anni e al 35,4% a 15 anni. Si tratta di dati campionari, da leggere con cautela, che tuttavia indicano una tendenza – anche prevedibile – al peggioramento del rapporto con gli insegnanti al crescere dell’età.
35,4% degli studenti 15enni ritiene che gli insegnanti si interessino di loro. Tra gli 11enni la quota è superiore al 60%.
Nel gruppo dei pari, è interessante osservare come il rapporto positivo con i coetanei cali in corrispondenza dei 13 anni, per poi risalire successivamente. Gli adolescenti che considerano i propri compagni “gentili e disponibili”, presupposto per la costruzione di rapporti basati sulla fiducia e sull’ascolto, sono quasi il 70% a 11 anni (69,7%). La quota crolla di quasi 20 punti a 13 anni (51,7%), per riavvicinarsi al 60% tra i 15enni (58%).
La percezione dell’ascolto da parte della società
Quando si tratta di capacità di incidere nei processi partecipativi e decisionali, la fiducia dei ragazzi nella capacità delle istituzioni di ascoltarli assume un ruolo preponderante. Da questo punto di vista, le indagini di Eurobarometro consentono di analizzare l’attitudine dei giovani europei e italiani rispetto alle istituzioni nei diversi livelli.
Nell’ultima edizione dell’indagine sulle tendenze socio-demografiche nell’opinione pubblica è emerso che, in media, i giovani hanno più fiducia del resto della popolazione nelle istituzioni sia europee che nazionali. Il 61% dei 15-24enni dichiara fiducia nel parlamento europeo (contro una media della popolazione del 56%), e il 42% in quello nazionale (media popolazione: 37%).
Allo stesso tempo, l’indagine specifica sulla gioventù del 2024 – rilasciata nel febbraio scorso – mostra un quadro più chiaroscuro rispetto alla percezione delle giovani generazioni (in questo caso considerate nella coorte 16-30 anni) di poter incidere nei processi decisionali.
Il 21% del campione di giovani in Italia ha dichiarato di aver promosso o sottoscritto una petizione (cartacea o online), a fronte di una media Ue del 26%. Mentre supera la media europea la quota di ragazze e ragazzi che ha preso parte a organizzazioni giovanili (14% a fronte dell’11% in Ue).
La percezione dei giovani è di una difficoltà nell’essere ascoltati da società e istituzioni.
La quota di giovani italiani che dichiara di aver contattato un politico per una questione o un problema è limitato (7%) ma tutto sommato in linea con la media Ue (8%). Il motivo, in Italia come nella media europea, è di una percezione di scarsa capacità di incidere o di trovare ascolto. Il 31% dichiara di non aver mai contattato un decisore perché non pensa che avrebbe avuto un impatto (media Ue 30%). Un quarto del totale (25%) non lo ha fatto perché “non pensa che chi prende decisioni ascolti persone come me” (23% in Ue).
Queste tendenze portano a riflettere sull’aspettativa che i giovani, e i minori in particolare, nutrono rispetto all’essere presi in considerazione dagli adulti ai vari livelli: familiare, scolastico, istituzionale. In termini individuali, ovviamente; ma anche generazionali se si considera che parliamo di una fascia demografica molto meno numerosa rispetto al passato.
I giovani sono sempre di meno
Ogni riflessione sull’ascolto dei minori non può prescindere dal fatto che si tratta di un segmento demografico sempre più fragile, per una serie di motivi.
Non solo perché i minorenni, come abbiamo avuto modo di raccontare, sono oggi la fascia d’età più esposta alla povertà assoluta, ma anche perché la consistenza demografica degli under 18 è diminuita molto negli ultimi anni.
-6,7% i residenti 0-17 anni tra 2019 e 2024.
Nel 2019 erano quasi 9,6 milioni i bambini e ragazzi con meno di 18 anni residenti nel nostro paese. Sono scesi a 9,35 milioni nel 2021, per poi attestarsi sotto la soglia dei 9 milioni dall’anno scorso. Nel 2024 infatti il numero di abitanti tra 0 e 17 anni ha raggiunto gli 8,9 milioni. Ovvero quasi il 7% in meno rispetto a cinque anni prima.
Questo fenomeno ha riguardato l’Italia nel suo complesso, e in particolare alcuni territori, come visibile dalla mappa. In alcune regioni del mezzogiorno, come Sardegna e Basilicata, il calo medio dei minori dal 2019 è stato superiore al 10%. Un calo poco inferiore si è registrato in Molise (-9,79%) e Puglia (-9,05%). Mentre hanno tenuto maggiormente aree come il Trentino Alto Adige (-3,79%), Liguria ed Emilia-Romagna (-5,05%). A livello comunale, la situazione è ancora più diversificata. Nella quasi totalità dei capoluoghi, ad esempio, i residenti con meno di 18 anni sono diminuiti dal 2019.
In cinque anni la popolazione minorile è diminuita nel 98% delle città italiane
Variazione percentuale dei residenti minori tra 2019 e 2024, per comune
DA SAPERE
La mappa mostra la variazione percentuale del numero di residenti di età compresa tra 0 e 17 anni, tra 2019 e 2024. Dato non riportato per i comuni non esistenti nell’intera storica, per quelli derivanti da fusioni e da fusioni per incorporazione.
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: lunedì 1 Gennaio 2024)
Solo in 2 città capoluogo, Ragusa e La Spezia, la popolazione minorile è leggermente aumentata tra 2019 e 2024, rispettivamente dell’1,3% e dello 0,5%. Negli altri si registra il segno meno, in particolare a Fermo, Avellino, Carbonia, Sassari, Nuoro e Trapani dove il calo supera l’11%.
L’articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it
L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.