Competenze digitali: Italia indietro rispetto alla media UE
Tag: Disuguaglianze digitali
- Avere competenze digitali adeguate è una necessità irrinunciabile. La scuola su questo deve avere un ruolo di primo piano.
- Il 58,5% dei giovani italiani tra 16 e 29 anni nel 2023 aveva competenze digitali almeno di base. Un dato molto al di sotto della media Ue.
- Solo il 35,7% degli istituti scolastici italiani risulta dotato di aule informatiche.
- La presenza di aule digitali è più scarsa nelle aree rurali e nelle zone con alta concentrazione di famiglie a rischio disagio.
Il prossimo 11 febbraio si celebrerà il Safer internet day, giornata promossa a livello europeo per sensibilizzare a un uso consapevole di internet. La giornata pone un focus particolare sui giovani. Se da un lato infatti le nuove tecnologie possono contribuire a un significativo miglioramento della qualità della vita (possibilità di studiare e lavorare a distanza, migliore conciliazione dei tempi vita-lavoro), dall’altro non possono essere ignorati i rischi connessi a un uso sbagliato o inconsapevole della rete. Su tutti il fenomeno del cyberbullismo ma anche il furto e la diffusione di informazioni e contenuti personali. Rischi che tendono a colpire soprattutto ragazze e ragazzi meno inclusi, rafforzando le disuguaglianze sociali, economiche, territoriali e culturali esistenti.
1 su 10 gli studenti delle secondarie che durante la pandemia hanno subito episodi di bullismo o cyberbullismo. La quota sale al 18,2% tra gli alunni stranieri.
In questo contesto, si inserisce poi la diffusione sempre maggiore degli strumenti di intelligenza artificiale che negli anni a venire saranno sempre più presenti nelle nostre vite. Per questo motivo, saper utilizzare internet in modo sicuro e consapevole non è più un’opzione: è essenziale essere in grado di padroneggiare le nuove tecnologie. Da questo punto di vista la scuola può e deve rivestire un ruolo di primo piano, una questione sempre più dibattuta tra gli esperti di settore.
“La diffusione dell’Intelligenza Artificiale (IA), con la sua ambivalenza tra rischi e opportunità, impone una riflessione sulla questione educativa. […] Non possiamo infatti sottovalutare la capacità d’azione dei dispositivi artificiali, che porta a una sorta di servitù volontaria, forse inconsapevole. […] Tutti rischi che, contrapposti alle enormi potenzialità degli algoritmi, richiedono di ragionare su un patto educativo per l’intelligenza artificiale. […] Sono necessari modelli didattici che sviluppino la creatività, il senso del limite e il pensiero critico nell’uso dei dispositivi artificiali” – Elena Beccalli, rettore Università cattolica del Sacro cuore (19 dicembre 2024)
Purtroppo il lavoro da fare in Italia è ancora molto. È ancora troppo alta la quota di persone senza competenze digitali adeguate. Per sopperire a queste lacune, un primo passo fondamentale è ovviamente la disponibilità negli istituti di dotazioni informatiche e di aule dedicate. Spazi che troppo spesso ancora non sono presenti all’interno delle scuole.
35,7% gli edifici scolastici italiani per cui era dichiarata la presenza di aule informatiche durante l’anno scolastico 2022-2023.
Dall’analisi dei dati a livello territoriale emergono profonde disparità nella diffusione di questi spazi. Elementi particolarmente rilevanti riguardano il fatto che le aule di informatica sono meno presenti negli istituti che sorgono nelle zone rurali rispetto a quelli dei centri urbani medio-grandi. A questo aspetto si lega anche il fatto che tendenzialmente le aule informatiche risultano meno diffuse in quei territori che fanno registrare un’alta concentrazione di famiglie con figli e che possono fare affidamento su un solo reddito. Nuclei per cui il rischio di disagio socio-economico è particolarmente elevato.
Le competenze digitali in Italia e in Europa
Fornire ai cittadini, soprattutto i più giovani, le competenze digitali necessarie è quindi fondamentale per consentire loro di sfruttare al meglio le opportunità offerte dalle nuove tecnologie. D’altro canto però una formazione adeguata è importante anche per avere una maggiore consapevolezza dei rischi che la condivisione di informazioni in rete comporta.
Purtroppo allo stato attuale la situazione in Italia non è delle migliori. Su questo fronte alcuni importanti elementi di valutazione ci vengono offerti da Eurostat. Attraverso il quadro delle competenze digitali per i cittadini infatti vengono valutate le competenze digitali degli europei sulla base di 5 diverse aree che vanno dalla creazione e condivisione di contenuti fino ai temi legati alla sicurezza (protezione di device e dati personali, tutela della salute e del benessere online). Sulla base di questi indicatori il livello di competenze digitali dei cittadini italiani risulta essere mediamente basso.
45,8% i cittadini italiani che, nel 2023, avevano competenze digitali almeno di base.
Si tratta di un dato inferiore di circa 10 punti percentuali rispetto alla media europea (55,6%). Solo 4 paesi fanno registrare un dato più basso. Si tratta di Lettonia (45,3%), Polonia (44,3%), Bulgaria (35,5%) e Romania (27,7%).
Il livello di competenze medie aumenta se si fa riferimento esclusivamente ai giovani tra i 16 e i 29 anni, che possono essere considerati dei nativi digitali. Prendendo in esame questo sottoinsieme tuttavia la situazione del nostro paese si fa ancora più complessa rispetto agli altri stati Ue. La percentuale di ragazze e ragazzi con un livello di competenze digitali almeno di base sale al 58,5% a fronte di una media Ue che però è del 70,7%. Rispetto agli altri paesi in questo caso l’Italia si colloca al terzultimo posto. Solo Bulgaria (52,3%) e Romania (46%) riportano un dato più basso. Ai primi posti troviamo invece Finlandia (94,5%), Malta (91,8%) e Repubblica Ceca (90,2%).
Il livello di competenze digitali in Italia è tra i più bassi d’Europa
Percentuale di cittadini con competenze digitali almeno di base nei paesi Ue (2023)
DA SAPERE
Il livello di “digital skills” viene valutato sulla di 5 aree chiave individuate dal framework europeo delle competenze digitali per i cittadini. Tra queste la risoluzione di problemi in ambito informatico, l’alfabetizzazione all’uso di dati e informazioni, la capacità di comunicazione e collaborazione in ambiente digitale, la sicurezza in rete e la creazione di contenuti digitali.
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 17 Dicembre 2024)
Come prevedibile, all’aumentare del livello di istruzione aumenta anche la percentuale di individui con digital skills almeno di base. Nel caso del nostro paese, ad esempio, il 74,5% circa dei laureati possiede competenze digitali almeno di base. La percentuale scende al 61,1% nel caso dei diplomati e al 46,7% per i ragazzi e le ragazze con un livello di istruzione inferiore.
27,9 la differenza, in punti percentuali, tra i giovani con competenze digitali almeno di base tra laureati e chi ha un basso livello di istruzione.
Il dato del nostro paese in questo caso risulta in linea con la media Ue che vede un divario di 27,4 punti percentuali. Tale dinamica si riscontra pressoché in tutti gli stati membri, a testimonianza di come i divari in termini di competenze vadano a sovrapporsi alle disuguaglianze sociali ed educative esistenti, contribuendo di fatto a rafforzarle.
Anche in questo caso l’Italia si trova agli ultimi posti nel confronto europeo. Infatti, escludendo Croazia e Irlanda per cui questo dato non è disponibile, solo 6 paesi fanno registrare un divario maggiore. Da notare che tra questi stati figura anche la Germania con un divario pari a 32,4 punti percentuali. D’altra parte ci sono 3 paesi in cui il divario si riduce sotto la doppia cifra. Si tratta di Lituania (5 punti percentuali), Finlandia (5,4) e Slovenia (7,3).
L’infrastrutturazione digitale delle scuole nei comuni in Italia
Da questi dati emerge chiaramente come sia di fondamentale importanza investire nella scuola per fornire alle nuove generazioni le competenze necessarie. Da questo punto di vista occorre osservare che la premessa fondamentale per l’avvio di qualsiasi tipo di attività educativa è legata inevitabilmente alla presenza di ambienti digitali nelle scuole tra cui le aule di informatica.
Attraverso i dati messi a disposizione dal ministero dell’istruzione è possibile ricostruire la presenza di questi spazi all’interno degli istituti scolastici italiani. I dati più recenti disponibili risalgono al 2022-2023. In media la presenza di almeno un’aula di informatica è dichiarata dagli enti proprietari – le province e i comuni – per il 35,7% degli edifici scolastici. Tale informazione tuttavia presenta delle lacune dal momento che nel 35,4% dei casi il dato non è disponibile.
28,9% gli edifici scolastici per cui è dichiarata l’assenza di aule di informatica nell’anno scolastico 2022/23.
Scomponendo i dati a livello regionale emergono delle significative differenze nel paese. La percentuale più alta di edifici scolastici statali con aula di informatica si registra in Liguria con il 56,5%. Seguono il Piemonte (52,6%) e la Valle d’Aosta (52,1%). Anche nelle regioni con le percentuali più alte quindi il numero di istituti che risultano sprovvisti di aule di informatica o per cui il dato non è disponibile rappresenta una quota consistente. Le percentuali più basse si registrano invece in regioni del centro-sud come Abruzzo (24%), Campania (22%), Calabria (21,8%) e Lazio (18,1%).
Molti istituti scolastici non dichiarano se sono dotati di aule di informatica o meno.
A livello territoriale emergono divari ancora più marcati. Prendendo in considerazione ad esempio i comuni capoluogo, notiamo che in 12 casi la presenza di aule informatiche è pari o superiore al 70%. Il dato più alto in assoluto è quello di Pavia dove il 91,7% degli edifici scolastici è dotato di aule informatiche. Seguono Modena (87,7%), Alessandria (76,7%) e Treviso (75,9%).
Viceversa le percentuali più basse si registrano a Latina (5,4%), Catanzaro (4%) e Cosenza (3,3%). Particolarmente basso anche il dato di Roma e Napoli che si fermano rispettivamente al 10,3% e al 15,7%. Nel valutare questi dati tuttavia occorre sempre tenere presente l’alto numero di istituti per cui l’informazione non è disponibile. Nel caso delle due città calabresi ad esempio questa informazione è mancante per circa il 95% degli edifici.
Nelle zone rurali del Paese la presenza di aule di informatica è molto più limitata.
I divari possono risultare molto marcati anche all’interno di una stessa regione. Una variabile importante da considerare riguarda il diverso grado di urbanizzazione dei comuni in cui sorgono le scuole. Da questo punto di vista si può notare che le aule di informatica sono molto più presenti all’interno delle grandi città (37,7%) e nei centri di medie dimensioni (36,7%) rispetto alle aree rurali, poco urbanizzate (31,7%). Al netto dei limiti dei dataset appena evidenziati, si tratta di aspetti su cui riflettere alla luce del ritardo – registrato a livello europeo – dalle aree rurali nelle competenze digitali.
Altro aspetto importante da considerare è il fatto che generalmente il livello di competenze informatiche tende a diminuire al calare del livello di istruzione. Come abbiamo avuto modo di raccontare anche in passato spesso tali divari sono legati anche alle disuguaglianze socio-economiche presenti tra le famiglie d’origine. È quindi interessante valutare la presenza di aule di informatica in quei territori dove si registra la maggiore concentrazione di famiglie a rischio disagio. Anche in questo caso si evidenziano dei divari significativi.
La digitalizzazione delle scuole nei territori con più famiglie a rischio disagio sociale
Percentuale di edifici scolastici statali dotati di aule informatiche rispetto all’incidenza di famiglie monoreddito con figli (a.s. 2022/23)
DA SAPERE
Dati sugli edifici scolastici non disponibili per il Trentino Alto Adige. Questi dati, pubblicati sul portale open data del ministero dell’istruzione, sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico.
I comuni con i confini indicati in rosso sono quelli in cui la quota di famiglie monoreddito con figli supera la media nazionale (21,7% nel 2019). Questo indicatore, elaborato da Istat nell’ambito delle statistiche sperimentali e utilizzato come misura di disagio potenziale tra le famiglie con figli, calcola la percentuale famiglie anagrafiche in cui è presente almeno un minore con meno di 6 anni e un unico percettore di reddito sul totale delle famiglie anagrafiche monoreddito. È disponibile solo per i comuni con almeno 5.000 abitanti.
FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Mim e Istat (statistiche sperimentali)
(pubblicati: martedì 12 Settembre 2023)
Possiamo osservare infatti che nei territori dove si registra un’alta incidenza di famiglie con figli e con una sola fonte di reddito gli istituti dotati di aule informatiche si fermano al 32,3% mentre nell’insieme degli altri comuni il dato sale al 37,7%. Una differenza di 5,4 punti percentuali.
L’articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it
L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.