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Maturità post-covid: diminuiscono gli studenti con competenze adeguate

Tag: Istruzione

  • 536.008 i candidati alle prove di maturità 2023.
  • Come funzioneranno le prove di maturità 2023.
  • Le prove riguardano i ragazzi, ma anche la capacità del sistema educativo di formarli.
  • L’anno scorso i dati Invalsi indicavano profondi divari tra gli studenti in V superiore.
  • 41% gli studenti di V superiore al livello di competenza più basso nelle scuole di Enna nell’a.s. 2021/22. A Cuneo sono meno del 6%.

Sono 536mila i candidati alla maturità 2023, che inizierà il prossimo 21 giugno. Ragazze e ragazzi che dovranno affrontare l’esame di stato per concludere il proprio percorso di studi secondario.

L’esito finale dipenderà da come e quanto gli studenti arriveranno preparati a questo appuntamento. Ma la questione non riguarda solo loro: è dalle capacità dei più giovani che dipendono le prospettive del paese.

Scopri quanti sono i candidati alla maturità 2023 nel tuo territorio
Numero delle commissioni e dei candidati interni ed esterni alla maturità, per provincia

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Mim
(pubblicati: giovedì 1 Giugno 2023)

Dopo l’emergenza Covid, è diminuita la quota di alunni che arriva all’ultimo anno di scuole con competenze almeno adeguate.

52% gli studenti delle V superiori che nel 2022 hanno raggiunto un livello di competenza almeno adeguato in italiano. Erano il 64% nel 2019.

Approfondiamo come funzionerà la maturità 2023 e cosa sappiamo sulla capacità del sistema educativo di preparare ragazze e ragazzi, attraverso i dati delle prove Invalsi delle quinte dello scorso anno.

Come funzionerà la maturità 2023

Dopo alcuni anni di emergenza Covid, le prove di maturità 2023 – come quelle dell’anno precedente, che avevano visto il ripristino delle prove scritte – rappresentano un progressivo ritorno alla normalità.

La prima prova – uguale per tutti, in tutto il paese – inizierà alle 8.30 del 21 giugno 2023. Serve a verificare la padronanza nella lingua italiana e le capacità logiche, espressive e critiche dei candidati, attraverso la scelta tra 7 tracce di ambito artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale.

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La seconda prova varia in base all’indirizzo di studi, ma quest’anno è comunque definita a livello nazionale, mentre l’anno scorso le tracce erano elaborate dalle singole commissioni d’esame. Il ministero ha predisposto un motore di ricerca per verificare le diverse discipline previste a seconda del percorso di istruzione.

Solo in alcuni casi specifici (ad esempio le scuole della Valle d’Aosta e della provincia autonoma di Bolzano) è prevista una terza prova. La maggioranza degli studenti sosterrà direttamente un colloquio multidisciplinare di fronte alla commissione d’esame.

Nel colloquio il candidato espone anche l’esperienza di Pcto – percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento – effettuata nel percorso degli studi. Questa in realtà è l’unica deroga prevista quest’anno: lo svolgimento delle attività di Pcto non è infatti requisito di ammissione agli esami.

Ma come arrivano i candidati a questo momento? Uno dei requisiti per l’ammissione – anche se non influisce sui risultati della maturità – è lo svolgimento dei test Invalsi. I risultati dei maturandi 2023 saranno diffusi nelle prossime settimane, e sarà necessario monitorarli per capire se il livello di apprendimento è migliorato dopo il crollo successivo all’emergenza pandemica.

Le prove di maturità, ma in generale il livello di competenza con cui vi si arriva, riguardano i ragazzi e le loro prospettive. Ma non c’è solo questo. Sul tavolo c’è anche la capacità del sistema educativo di formarli, e soprattutto le prospettive dell’intero paese.

In attesa dei risultati degli studenti che nel 2023 faranno gli esami, vediamo come erano andate le V superiori dello scorso anno.

I divari tra gli studenti alla maturità 2022

Nelle prove del 2022 è emerso come ragazze e ragazzi arrivino in V superiore con un forte bagaglio di disuguaglianze in termini di apprendimento.

Disparità educative che non sono nuove e che ne incrociano altre. Da quelle di genere alla condizione sociale della famiglia di origine, dalla cittadinanza al tipo di percorso di studi intrapreso. Fino al territorio di residenza. Confermando tendenze già emerse nelle prove del passato.

Il primo divario, quello legato all’origine familiare, sembra paradossalmente ridursi alla fine del percorso di studi: fenomeno su cui anche gli abbandoni precoci possono avere un ruolo. Tuttavia esiste, ed è emerso anche nelle prove dell’anno scorso della V superiore. Gli studenti con alle spalle una famiglia di status socio-economico-culturale alto raggiungono un punteggio medio di 202,6 in italiano. La quota scende a 191,3 tra quelli di famiglie di condizione medio-alta e a 185 in quelle medio-basse. Tra gli studenti con le famiglie più svantaggiate crolla a 171: oltre 30 punti in meno dei coetanei avvantaggiati.

31,6 i punti che separano gli studenti di condizione familiare migliore da quelli più svantaggiati nelle prove Invalsi di italiano in V superiore.

Anche i percorsi di istruzione riflettono questi gap. Come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, la scelta della scuola superiore non è neutra. Tende a riprodurre i divari sociali di partenza: i figli di lavoratori esecutivi sono la maggioranza relativa dei diplomati nei professionali e nei tecnici, mentre sono una minoranza nei licei. Lo stesso vale, a parti invertite, per chi proviene da una famiglia di classe elevata.

I divari negli apprendimenti con cui gli studenti di V superiore arrivano alla maturità
Punteggi medi nelle prove Invalsi di italiano in V superiore (a.s. 2021/22)

DA SAPERE
I dati presentati per ciascun comune corrispondono al punteggio medio (stima delle abilità secondo il modello di Rasch) su scala nazionale, corretto per il cheating. Il dato non è disponibile se non sono presenti almeno 2 plessi per comune oppure 2 istituti per comune. Nel caso i risultati delle prove fossero stati resi pubblici direttamente dalle scuole il dato è stato restituito anche se relativo a un solo plesso o un solo istituto per comune.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: mercoledì 28 Settembre 2022)

Perciò è una questione da non sottovalutare quando le distanze negli apprendimenti tra licei e istituti tecnici e professionali sono così ampie. Nelle rilevazioni Invalsi 2022 il punteggio medio in italiano nelle V superiori dei licei scientifici, classici e linguistici è stato di 207,5; nei tecnici 173,6, nei professionali 153,2.

Senza contare gli altri divari, legati alla cittadinanza, al genere, al territorio, e a come si incrociano tra loro. Nei licei scientifici, classici o linguistici le ragazze all’ultimo anno hanno raggiunto un punteggio medio di 210 nei test di italiano, oltre 60 punti in più dei maschi negli istituti professionali. E anche dal punto di vista territoriale le distanze rimangono profonde.

Le disparità territoriali che ancora resistono

Tra ragazze e ragazzi che l’anno scorso sono arrivati alla fine delle superiori, solo il 52% ha conseguito un livello di apprendimento adeguato in italiano. Un dato che conferma quello dell’anno precedente (2021), in significativo peggioramento rispetto all’ultimo test prima della pandemia. E che comunque lascia trasparire una criticità di ben più lungo periodo rispetto all’emergenza stessa.

“(…) i problemi nella comprensione del testo paiono venire da lontano. Infatti, a livello nazionale, già nel 2019 solo il 64% degli allievi che terminavano il secondo ciclo d’istruzione raggiungeva risultati almeno adeguati (dal livello 3 in su). Purtroppo, in seguito alla pandemia tale quota si è ulteriormente ridotta, passando al 52% e al momento non si osserva ancora l’inversione di tendenza auspicata”. – Rapporto Invalsi 2022

Questa problematica ha le sue radici in profondi divari territoriali. A fronte di una media nazionale del 48% di risultati inadeguati in V superiore, in Calabria, Campania e Sicilia la quota supera il 60%. Parliamo di ragazzi che in italiano si collocano nei livelli di apprendimento più bassi (1 e 2), ovvero con un risultato non in linea con i traguardi previsti alla fine del secondo ciclo d’istruzione.

65% gli studenti di Campania e Calabria con risultati in italiano inadeguati al V anno nelle prove Invalsi 2022.

Oltre 1 studente su 3 in Campania, Calabria e Sicilia si colloca nel livello più basso di apprendimenti in italiano.

Se si isolano solo gli studenti al livello 1, che in base alla metodologia Invalsi si caratterizzano per un “risultato molto debole, corrispondente ai traguardi di apprendimento in uscita al massimo dalla II secondaria di secondo grado”, sono ancora queste le regioni più colpite, rispettivamente con il 38,4% in Campania, il 36,9% in Calabria e il 33,9% in Sicilia. Per avere un termine di paragone, in Valle d’Aosta e nella provincia di Trento sono meno del 10%, e poco più di uno su 10 in Veneto (12,2%).

I dati disponibili a livello comunale mostrano come il fenomeno riguardi soprattutto i comuni del mezzogiorno. Sono 14 i capoluoghi dove oltre un terzo degli studenti di V superiore si attesta al livello 1 di italiano, quello più basso, nelle prove Invalsi. In tutti i casi si tratta di città del sud e delle isole: Enna, Crotone, Agrigento, Brindisi, Caserta, Napoli, Cosenza, Sassari, Messina, Catanzaro, Vibo Valentia, Palermo, Catania e Oristano.

A Enna e Crotone oltre il 40% degli studenti di V superiore si attesta al livello minimo di competenze in italiano
Percentuale di studenti al livello 1 (il più basso) nei test Invalsi di italiano (V superiore, a.s. 2021/22)

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: mercoledì 28 Settembre 2022)

La quota di ragazzi che si fermano al livello 1 è più contenuta a Cuneo (5,7%), Belluno (6,5%) e Lecco (7,4). Del resto si tratta anche dei territori dove più studenti avevano conseguito risultati adeguati nelle prove 2022.

In generale, i capoluoghi con più studenti che hanno raggiunto livelli almeno sufficienti (dal terzo al quinto) in italiano si trovano nell’Italia settentrionale. Nell’ordine, Belluno, Lecco, Cuneo, Brescia, Aosta, Pordenone, Trento, Gorizia, Treviso e Sondrio. Nei plessi situati in questi comuni oltre il 70% degli alunni delle quinte ha raggiunto un risultato adeguato.

L'articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it.

L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.

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