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L’accessibilità delle biblioteche nelle aree interne

Tag: Cultura

Il problema che caratterizza le aree interne è la distanza dai servizi essenziali. Un territorio è infatti considerato periferico se servono più di 40 minuti per raggiungere il comune “polo” più vicino, quello in cui avere accesso a servizi come la scuola, le strutture sanitarie e i trasporti.

L’Italia tra poli e aree interne
Classificazione dei comuni in base alla tipologia delle aree interne

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Agenzia per la coesione territoriale
(ultimo aggiornamento: lunedì 1 Gennaio 2018)

In queste aree del paese, spesso montane o isolane, la presenza di presidi sociali e educativi diffusi diventa ancora più importante. Come sottolineato nella strategia nazionale per le aree interne, i bambini e i ragazzi che vivono nei comuni interni soffrono anche in termini educativi questa perifericità.

“In questi territori dove il circolo vizioso tra abbandono del territorio e smobilitazione della scuola (...) agisce da decenni, la situazione è aggravata dalle più accentuate situazioni di precariato del corpo docente, che a sua volta è frutto delle condizioni di marginalità in cui il territorio versa. Per coloro che rimangono, tali fattori creano le condizioni per minori rendimenti scolastici e – talora – per una più intensa dispersione scolastica”.

- Strategia nazionale per le Aree interne (2014-20)

Con conseguenze negative sull'intero percorso di formazione dei ragazzi, e anche sulla coesione sociale del paese. Se gli studenti dei territori svantaggiati restano indietro, le distanze territoriali già esistenti finiscono con l'acuirsi. Come abbiamo avuto modo di approfondire in passato, con poche eccezioni, i risultati nei test Invalsi degli studenti dei comuni interni sono generalmente più bassi di quelli dei loro coetanei.

-3 i punti di svantaggio degli studenti superiori delle aree interne rispetto alla media nazionale, nei test Invalsi di italiano (a.s. 2016/17).

Le biblioteche come presidio educativo delle aree interne

È in questo contesto che va inquadrata la presenza di strutture culturali e educative, come le biblioteche, nelle zone meno raggiungibili del paese.

In territori dispersi, soggetti a spopolamento, carenti di servizi, la presenza di una biblioteca può rappresentare un valore aggiunto di fondamentale importanza nel contrasto alla povertà educativa. In primo luogo, perché offre a bambini e ragazzi un posto dove poter leggere, studiare e incontrarsi. Una funzione particolarmente rilevante in comuni dove spesso mancano luoghi e occasioni di aggregazione. Inoltre, la biblioteca può essere un vero e proprio "incubatore" di esperienze sociali ed educative, ad esempio in sinergia con le associazioni culturali e locali, attraverso l'organizzazione di attività pomeridiane, eventi, doposcuola.

620mila i minori di 18 anni che nel 2020 vivono in un comune periferico o ultraperiferico, distante almeno 40 minuti dal polo più vicino.

Ma cosa sappiamo della loro diffusione e accessibilità nelle aree interne? Due indagini sul tema, una svolta dall'anagrafe nazionale delle biblioteche, l'altra promossa da Istat, consentono di ricostruire molti aspetti rilevanti.

La funzione delle biblioteche nelle aree interne

Dalle indagini sulle biblioteche pubbliche e private, svolte da Istat per gli anni 2019 e 2020, si possono ricavare molte informazioni interessanti sul ruolo svolto dalle biblioteche nelle aree interne.

Un primo elemento non sorprendente è che la loro funzione principale è rivolta al lettore comune, rispetto ad attività specialistiche. Nel 2020 oltre il 90% delle strutture nei comuni interni (ma anche in quelli di cintura) ha indicato come funzione prevalente quella rivolta alla pubblica lettura.

91,8% delle biblioteche nei comuni periferici ha come funzione principale la pubblica lettura.

Nei poli la quota scende al 37,4%. Nelle città maggiori sono infatti più frequenti attività archivistiche (il 49,7% delle strutture indica come funzione prevalente la conservazione del materiale) e l'erogazione di servizi specializzati (11,8% contro meno del 2% nei comuni interni).

Quasi il 14% delle biblioteche nei comuni periferici identifica bambini e ragazzi come utenza principale.

Questi dati fanno emergere come le biblioteche nelle aree interne - più che nelle città - si rivolgano ad una utenza larga, composta anche e soprattutto dalle giovani generazioni. In questo senso è interessante osservare come nei territori più periferici oltre il 13% delle strutture indichi proprio i bambini e i ragazzi come categoria di utenza cui si rivolge maggiormente. Nei poli, dove comunque l'offerta è strutturalmente più ampia, solo il 4% delle strutture ha questa vocazione principale.

Bambini e ragazzi sono parte fondamentale dell’utenza delle biblioteche nelle aree interne
Percentuale di biblioteche per categoria di utenti a cui si rivolge prevalentemente, per tipo di comune (2020)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 10 Dicembre 2021)

Anche per questa ragione, nelle aree interne è più elevata la quota di biblioteche che indica come priorità strategica collaborare con altri soggetti (come scuole, enti, associazioni) per realizzare progetti culturali e sociali sul territorio.

Le biblioteche nelle aree interne considerano strategica la collaborazione con la comunità educante
Percentuale di biblioteche che indicano come attività strategica prioritaria la collaborazione con enti/scuole/associazioni per realizzare progetti culturali e sociali sul territorio (2020)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 10 Dicembre 2021)

Si tratta di un ulteriore indicatore a conferma dell'importanza delle biblioteche per le comunità educanti nelle aree del paese più periferiche.

Accessibilità e orari di apertura

La garanzia della funzione delle biblioteche come presidio sul territorio è ovviamente frutto di numerosi fattori. Tra questi gli orari di apertura al pubblico.

Da questo punto di vista, le biblioteche delle aree interne sono aperte per un numero di ore settimanali decisamente inferiore rispetto a quelle delle città.

Orari di apertura delle biblioteche più estesi nei poli rispetto alle aree interne
Percentuale di biblioteche per numero di ore settimanali di apertura al pubblico (2019)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: venerdì 23 Aprile 2021)

Se nei poli oltre il 15% delle strutture è aperto per più di 40 ore settimanali, la quota scende sotto il 5% nelle aree interne. E, rispetto alle città, nelle aree periferiche è inferiore anche la quota di quelle che aprono per almeno 30 ore. Un dato che evidenzia anche le minori risorse e la dimensione più limitata di queste strutture nell'Italia interna.

4,2% le biblioteche aperte per oltre 40 ore settimanali nei comuni periferici.

Nelle aree interne meno di una struttura su 20 è aperta per oltre 40 ore a settimana.

Altro aspetto importante dell'accessibilità è la disponibilità di postazioni per la lettura, lo studio e la consultazione. Da questo punto di vista, le biblioteche con oltre 30 postazioni sono una su 4 nei comuni polo (24,8%), il 31% in quelli di cintura, il 21,3% in quelli intermedi. Nei comuni periferici e ultraperiferici il dato è sensibilmente più basso, con rispettivamente il 16,6% e il 20,1% di strutture che dispongono di oltre 30 postazioni.

La diffusione nelle aree interne

Se si considerano tutte le biblioteche presenti nell'anagrafe nazionale, il 10% (1.883 su oltre 18mila totali) si trovano in comuni periferici e ultraperiferici, distanti oltre 40 minuti dal polo più vicino. Il dato sale al 17,1% se si considerano solo le biblioteche classificate come pubbliche e non specializzate. Cioè tendenzialmente a un pubblico più ampio, non limitato esclusivamente agli addetti ai lavori (come i ricercatori, nel caso delle biblioteche universitarie, o professionisti per quelle amministrative dei diversi enti pubblici e privati).

Meno del 20% delle biblioteche si trovano nei comuni periferici e ultraperiferici
Diffusione delle biblioteche italiane rispetto alla classificazione per aree interne del comune (2022)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Agenzia per la coesione territoriale e Iccu-Abi
(ultimo aggiornamento: venerdì 14 Gennaio 2022)

Allo stesso tempo, la mappa trasmette a colpo d'occhio tanto gli squilibri nella distribuzione quanto anche la capillarità di queste strutture, spesso veri e propri presidi nelle aree interne del paese. Considerando tutte le oltre 18mila biblioteche censite nell'anagrafe, circa l'80% dei comuni ne ha almeno una sul proprio territorio. Un dato che oscilla tra il 100% dei poli e i circa 3/4 di quelli periferici.

Anche considerando solo le biblioteche censite dall'indagine Istat, che esclude tutte quelle scolastiche, universitarie e che non hanno modalità organizzate di conservazione e inventariazione, poco meno del 60% dei comuni dispone di almeno una biblioteca. Una rete preziosa, con grandi potenzialità rispetto alla costruzione dell'offerta educativa e culturale sul territorio.

Le biblioteche nei comuni italiani
Numero di biblioteche ogni 1.000 residenti tra 6-17 anni in tutti i comuni italiani (2019)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Iccu-Abi e Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 30 Settembre 2019)

L'articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it.

L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.

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Report con dati comunali e mappe sul fenomeno della povertà educativa in Italia.

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