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La condizione dell’edilizia scolastica e la sfida del Pnrr

Tag: Edilizia scolastica

L’emergenza Covid ha messo a nudo criticità latenti da anni per il sistema educativo.

L’edilizia scolastica è in qualche modo la cartina al tornasole di questo tipo di problemi di lungo periodo. La necessità di dover ripensare e riadattare spazi per consentire un ritorno in sicurezza si è dovuta infatti confrontare, in ogni comune, scuola per scuola, con la situazione reale di ciascun territorio.

Ad esempio con il fatto che – prima della pandemia, in base ai dati relativi al 2018 – quasi il 18% degli edifici scolastici era classificato come vetusto. Sempre in quell’anno, circa il 13% risulta progettato (o adeguato successivamente) alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Quota che comunque si attesta attorno al 25% anche tra i comuni in zona sismica 1, quella considerata a maggior rischio. Infine quasi un edificio scolastico su 20, in media, ricade in un’area soggetta a vincolo idrogeologico. Con punte che oltrepassano il 10% in Umbria e Liguria.

4,9% degli edifici scolastici si trova in un’area soggetta a vincolo idrogeologico.

Anche per questa ragione, come approfondito nelle analisi sulle spese dedicate all’istruzione, gli stanziamenti per l’edilizia scolastica statale sono destinati ad aumentare nel corso dei prossimi anni. Un incremento di risorse che sarà fondamentale monitorare alla luce degli obiettivi del Pnrr.

La crescita degli interventi prevista per l’edilizia scolastica statale

Andamento degli importi previsti per l’azione denominata “interventi per la sicurezza nelle scuole statali e per l’edilizia scolastica” (2020-23)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati bilancio dello stato ed ufficio di bilancio senato
(ultimo aggiornamento: mercoledì 30 Giugno 2021)

È infatti il piano nazionale di ripresa e resilienza a dedicare un focus specifico all'obiettivo di mettere in sicurezza e riqualificare il patrimonio scolastico. Vediamo cosa prevede nello specifico il Pnrr e la situazione attuale dell'edilizia scolastica, attraverso alcuni indicatori.

Cosa prevede il Pnrr

Nelle previsioni del piano, il potenziamento dell'edilizia scolastica assume un duplice obiettivo. Da un lato, è finalizzato a ridurre i divari territoriali oggi esistenti. Dall'altro, l'intervento su edilizia scolastica è parte di una strategia più complessiva di lotta alla povertà educativa. Strategia che dovrà coinvolgere anche lo sviluppo della rete di asili nido, servizi socio-educativi e scuole per l'infanzia, nonché politiche di contrasto all'abbandono precoce.

È in questo quadro che va collocata la necessità di potenziare le infrastrutture scolastiche, secondo quanto indicato dal Pnrr.

Il potenziamento del patrimonio edilizio delle scuole incrocia una serie di misure all'interno del Pnrr. In primo luogo, va segnalato l'investimento 1.1, contenente il piano da 800 milioni per la sostituzione di edifici scolastici e di riqualificazione energetica. Un intervento che mira a "sostituire progressivamente il patrimonio scolastico obsoleto". Con l'obiettivo di aumentare la sicurezza dal punto di vista sismico, ridurre i consumi energetici e migliorare gli ambienti scolastici.

195 edifici scolastici coinvolti nel piano di sostituzione e riqualificazione, per un totale di 410mila mq e 58mila studenti.

Più ampia la portata del piano per la messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica (investimento 3.3). Questo si avvale di uno stanziamento da 3,9 miliardi complessivi tra 2021 e 2026, la cui allocazione avrà come obiettivo prioritario le aree svantaggiate del paese. Risorse destinate al miglioramento della classe energetica degli edifici scolastici (per ridurre i consumi e le emissioni di anidride carbonica), nonché all'aumento della sicurezza strutturale delle scuole.

2,4 mln la superficie (in mq) di edifici scolastici coinvolta nel piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica.

Vanno inoltre segnalate anche altre misure di cui ci siamo occupati in precedenza, come la riqualificazione delle mense e delle palestre e il piano scuola 4.0. Iniziative pensate per potenziare l'offerta didattica su vari fronti, come tempo pieno, sport ed educazione digitale. E che, per essere concretizzate, dovranno necessariamente basarsi su interventi di natura strutturale sull'edilizia scolastica.

Accanto a queste misure, specificamente rivolte al comparto scuola, è necessario citare anche gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana. Uno stanziamento gestito dal ministero dell'interno, volto a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale nei comuni con oltre 15mila abitanti. E che tuttavia potrà essere utilizzato anche per la ristrutturazione di edifici pubblici, compresi quelli con finalità educative.

Nei prossimi anni quindi gli edifici scolastici statali saranno destinatari di risorse importanti. Finalizzate a ridurne l'età media e a renderli ambienti di apprendimento più sicuri ed efficienti. E soprattutto intervenendo sui divari che oggi caratterizzano la condizione dell'edilizia scolastica nel nostro paese.

La situazione attuale delle scuole nel territorio

Sono oltre 40mila gli edifici scolastici statali presenti in Italia. Di questi, 7.161 sono classificabili come vetusti (17,8%), 1.983 si trovano in una zona soggetta a vincoli idrogeologici (4,9%) e 5.117 (12,7%) sono stati progettati o adeguati alla normativa antisismica (quota che sale a 1 su 4 circa nei comuni più a rischio).

Un insieme di vincoli e rischi fortemente variabile sul territorio nazionale. Rispetto alla anzianità del patrimonio scolastico, spiccano i dati di Piemonte e Liguria, dove circa 4 edifici su 10 sono classificati come vetusti, mentre la quota si attesta sotto al 10% in Campania e Toscana. Il rischio idrogeologico appare più concreto in Umbria e Liguria (oltre il 10% degli edifici sottoposti a questo vincolo), ma anche in Toscana (9,1%), Abruzzo (7,6%) e Sardegna (7,3%).

Gli edifici vetusti prevalgono in Piemonte, quelli sottoposti a vincolo idrogeologico in Umbria

Percentuale di edifici scolastici statali per vetustà e per presenza di vincoli idrogeologici (2018)

DA SAPERE

Un edificio scolastico è classificato come vetusto quando ha più di 50 anni. Dati non disponibili per il Trentino Alto Adige.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: mercoledì 4 Marzo 2020)

Se invece si esamina la diffusione di edifici con progettazione o adeguamento antisismico, la quota varia a seconda che si considerino tutti i comuni, oppure solo quelli classificati in zona sismica 1 (quella di maggior rischio). Nel primo caso, la quota di edifici antisismici sul totale delle scuole supera il 20% in Molise (30,8%), Basilicata (27,2%), Friuli-Venezia Giulia (26,4%), Sicilia (25,1%), Marche (24,2%), Umbria e Abruzzo (entrambe al 22,5%).

1 su 4 edifici scolastici antisismici nei comuni appartenenti alla zona sismica 1 (quella più a rischio).

Se invece si considerano solo gli edifici con progettazione antisismica nelle zone più a rischio, le regioni con più scuole progettate in tal senso si trovano in Friuli Venezia Giulia (dove sono quasi il 60% del totale).

Medie che variano ampiamente sul territorio, se osservate comune per comune. Rispetto alla vetustà degli edifici, tra le città maggiori spicca il dato di Torino (42,5%), seguita da Genova (37%) e Milano (29,2%). I tre maggiori capoluoghi dell'Italia nord-occidentale sono anche le città con maggiore incidenza di edifici vetusti. Questi costituiscono invece meno del 10% del patrimonio edilizio scolastico a Catania (8,4%), Roma (6,6%), Napoli (1,2%) e Firenze (0,7%).

La condizione dell’edilizia scolastica in Italia, comune per comune

Percentuale di edifici scolastici statali per vetustà, presenza di vincoli idrogeologici e progettazione antisismica nelle zone a rischio 1 (2018)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: mercoledì 4 Marzo 2020)

La presenza di scuole in aree sottoposte a vincolo idrogeologico appare più diffusa nei territori di La Spezia e Siena. In queste due province, sono oltre 1 su 5 gli edifici scolastici in questa situazione (rispettivamente 23,9% e 21,2%).

Seguono Massa-Carrara (17%), il cuneese (16,5%), l'area di Rieti e la provincia di Trieste (entrambe al 15,3%).

Il tema del rischio idrogeologico riguarda soprattutto le aree interne: se nei poli sono meno del 3% gli edifici in zona vincolata, questo dato sale al 3,7% nei comuni di cintura, al 9,6% in quelli periferici e al 14,3% in quelli ultraperiferici.

Nei comuni polo delle zone a maggior rischio sismico il patrimonio edilizio è più spesso vetusto.

Dal punto di vista della progettazione antisismica, invece, questa sembra essere più frequente nelle aree interne collocate in zona 1, così come nei comuni cintura. In entrambi i casi si attesta poco sotto il 30%, contro il 16,5% di edifici antisismici nei comuni polo situati nelle zone a rischio sismico 1. Un dato probabilmente da mettere in relazione con la maggiore età media degli edifici scolastici dei poli nella zona sismica di maggior rischio. In zona 1, il 24,2% degli edifici scolastici dei poli sono infatti vetusti, contro il 14% dei comuni di area interna.

L’edilizia scolastica nei comuni italiani, tra vincoli e tipo di progettazione

Percentuale di edifici scolastici statali per vetustà, presenza di vincoli idrogeologici e progettazione antisismica (2018)

DA SAPERE

Dati non disponibili per il Trentino Alto Adige. L’indicatore di progettazione antisismica segnala se l’edificio è stato progettato o successivamente adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Quello sul vincolo idrogeologico indica se l’edificio si trova in un’area soggetta a vincolo idrogeologico. Nei dataset Miur un edificio scolastico è classificato come vetusto quando ha più di 50 anni.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Miur
(ultimo aggiornamento: mercoledì 4 Marzo 2020)

È possibile approfondire l’argomento anche su conibambini.openpolis.it.

L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.

Osservatorio #conibambini

Report con dati comunali e mappe sul fenomeno della povertà educativa in Italia.

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