Alunni stranieri: oltre la metà è in ritardo alle superiori
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Per il sistema scolastico italiano, l’integrazione degli alunni stranieri è una sfida cruciale. È quanto emerge dal report settimanale dell’Osservatorio povertà educativa #Conibambini, a cura di Openpolis e Con i Bambini. Di seguito un estratto del rapporto.
Per i figli di cittadini stranieri, la scuola è una delle prime occasioni di confronto con la cultura e le istituzioni del Paese ospite. Un luogo di inclusione, dove superare le disparità legate all’arrivo in un Paese straniero e all’inserimento in un nuovo percorso educativo. Da un lato le barriere linguistiche e culturali, che possono ostacolare il processo di apprendimento. Dall’altro, le disparità dovute alle condizioni economiche della famiglia di origine. Secondo i dati 2017, il 29% delle famiglie di soli stranieri vive in povertà assoluta, contro il 5% di quelle italiane. Una maggiore deprivazione materiale dunque, che rischia di limitare l’accesso a servizi e opportunità formative per i minori.
Il ritardo nel percorso di studi e l’abbandono scolastico
I minori immigrati in Italia a un’età superiore a quella di inizio della scuola, spesso vengono inseriti in una classe inferiore alla propria età anagrafica. Una pratica che mira a facilitare l’avvio del percorso educativo per alunni che, appena arrivati in un nuovo Paese, hanno importanti difficoltà linguistiche da superare.
Tuttavia, la scuola spesso non riesce a colmare il divario di apprendimento iniziale, nel corso degli anni. Questa mancanza, sommata alle difficoltà socio-economiche originarie della famiglia e del contesto di appartenenza, fanno sì che il ritardo si accumuli ulteriormente, diventando sistemico.
Oltre la metà degli alunni stranieri nelle scuole superiori ha almeno un anno di ritardo
Percentuale di alunni con cittadinanza italiana e non, in ritardo nel percorso di studi rispetto alla propria età anagrafica, per livello di scuola (anno scolastico 2017/2018)
Sono 21,1 i punti percentuali di differenza tra gli alunni in ritardo stranieri e quelli italiani.
All'aumentare della complessità dei programmi di studio, aumentano le difficoltà per bambini e ragazzi che non hanno avuto modo di colmare il divario linguistico e quindi di apprendimento.
Una grave conseguenza del ritardo scolastico è spesso l'abbandono. In molti casi, chi lascia gli studi lo fa perché, sfiduciato rispetto al sistema scolastico e inserito in un contesto di disagio economico e sociale, cerca lavoro per contribuire economicamente al sostentamento della propria famiglia. Tuttavia, lasciare la scuola prima del tempo significa avere difficoltà nel trovare un'occupazione stabile e quindi maggiori probabilità di ricadere nell'esclusione sociale.
Abbandono scolastico in aumento in Italia, soprattutto tra gli alunni stranieri
Percentuale di giovani 18-24 con cittadinanza italiana e non, che abbandonano prematuramente gli studi (2016-2018)
Dopo anni di riduzione, l'abbandono è tornato ad aumentare per tutti i ragazzi nel nostro Paese, passando dal 13,8% nel 2016 al 14,5% nel 2018. Un dato preoccupante che si aggrava ulteriormente, se si considera l'incidenza del fenomeno tra i soli ragazzi di cittadinanza non italiana (aumento del 4,8% in soli due anni).
Scuole multiculturali nelle regioni, province e comuni italiani
Secondo i dati 2017, in Italia il 9,7% degli alunni è di cittadinanza non italiana. Un dato che varia da un territorio all'altro, ma che riguarda tutte le regioni, le province e i comuni e che richiama l'importanza di superare la sfida dell'integrazione, proprio a partire dalla scuola.
Nelle regioni del Sud è minore la presenza di alunni stranieri nelle scuole
Percentuale di alunni con cittadinanza non italiana, nelle scuole statali delle regioni italiane (2017)
Su conibambini.openpolis.it è possibile approfondire l’argomento, con grafici e mappe su tutte le regioni e le province italiane.
L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un'informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l'elaborazione di analisi e approfondimenti originali.
Il report completo è disponibile in formato pdf