Gli italiani e la povertà educativa minorile: la dura “lezione” del covid
Marco Rossi-Doria: “Gli italiani hanno capito che la povertà educativa è una grande questione nazionale”
Per il 78% degli italiani, il principale problema dei minori accentuato dalla pandemia è la dipendenza da smartphone e tablet. Per 8 genitori su 10 a bambini e ragazzi in futuro non dovrà mai più mancare la continuità scolastica, ma anche la socialità fra coetanei (69%) e le attività sportive e ludiche (63%). Solo il 29% indica i dispositivi e internet. È quanto emerge dall’indagine promossa da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e realizzata dall’Istituto Demopolis alla vigilia della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre.
Con la pandemia la scuola regge, ma a fatica. Per 1 italiano su 2 non ha adeguatamente garantito parità di accesso (lezioni, contatti con gli insegnanti, apprendimento) a tutti gli studenti con la DAD. Per il 55% è peggiorata nell’organizzazione scolastica e per il 48% nel rapporto tra i ragazzi. Ben oltre la pandemia, per il 64% degli italiani le opportunità dell’istruzione non sono oggi garantite equamente per tutti se non con livelli di qualità differenti e forti divari, mentre appena l’8% è convinto del contrario.
Matura invece la convinzione, in quasi 8 italiani su 10, che la responsabilità della crescita dei minori sia di tutta la comunità e non solo della scuola. Il dato cresce al 90% tra gli insegnanti e si rafforza nel corso del tempo nell’opinione pubblica: +32% rispetto a novembre 2019 e +12% rispetto a novembre 2020. Gli stimoli extra scolastici nella crescita dei minori per il 46% degli intervistati sono più importanti rispetto a un anno fa.
La diffusione della povertà educativa è un fenomeno grave per il 90% degli italiani. Il 76% degli intervistati lo identifica con la mancanza di accesso ad opportunità di crescita. Per il 57% l’azione di contrasto è oggi ancora più importante rispetto a 2 anni fa (per il 64% tra i genitori coinvolti in progetti promossi da Con i Bambini). Rispetto alle grandi potenzialità connesse allo sviluppo del PNRR, 2 italiani su 3 investirebbero sulla sicurezza e la funzionalità delle strutture scolastiche (66%), su asili nido e scuole per l’infanzia (65%), sul tempo pieno e le attività extrascolastiche dove sono più presenti le povertà (64%). Appena il 27% investirebbe sul rafforzamento delle competenze digitali dei minori.
Gli italiani sono consapevoli anche rispetto al fenomeno del femminicidio, in crescita dopo la pandemia come correttamente osservano gli intervistati. Per l’87% degli italiani però si sa poco e si presta poca attenzione ai figli delle vittime di femminicidio. L’89% ritiene che abbiano diritto ad un sostegno speciale da parte della comunità e delle istituzioni. L’85% valuta positivamente l’azione promossa nell’ambito del Fondo dall’impresa sociale Con i Bambini per la presa in carico di bambini e ragazzi orfani di femminicidio.
Rispetto a eventuali proposte di vaccinazione contro il covid per i bambini fra i 5 e gli 11 anni, prevalgono i cittadini favorevoli (51%), convinti che estendere la vaccinazione ai bambini possa contribuire ad una maggiore sicurezza e al ritorno alla normalità. 4 su 10 si dichiarano contrari. Il dato di propensione si contrae tuttavia di 6 punti fra i genitori di figli minori, e scende al 45%.
Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini: “Gli italiani hanno capito che la povertà educativa è una grande questione nazionale. Cresce e si rafforza anche la consapevolezza che il fenomeno si affronta insieme, in un’ottica di comunità educante, rafforzando le alleanze educative. Dopo l’emergenza in senso stretto, in cui le preoccupazioni principali erano giustamente rivolte alla disponibilità di dispositivi e internet, l’opinione pubblica fa i conti con le esigenze primarie di ogni uomo e bambino: la socialità e i legami con i pari, l’esigenza di imparare bene e, al contempo, di stare bene insieme, tra coetanei. La pandemia ha ostacolato tutto questo, servono continuità nell’apprendimento per bambini e ragazzi, più spazi per la socializzazione. Le diseguaglianze sono cresciute, occorre raggiungere tutti e ciascuno. Le priorità indicate dagli italiani per il PNRR e la spesa pubblica sono eloquenti. Il percorso avviato da Con i Bambini anche verso le particolari fragilità è largamente condiviso dall’opinione pubblica, come dimostrano le reazioni positive all’iniziativa che stiamo avviando a favore di bambini e ragazzi orfani di femminicidio, che risponde a un dovere civile di tutti”.
Francesco Profumo, presidente di Acri: “Il tema della povertà educativa ha finalmente conquistato la centralità che merita nel dibattito pubblico, l’indagine presentata oggi lo conferma. L’emergenza Covid ha fatto emergere, e ulteriormente aggravato, le disuguaglianze che lacerano la nostra società e che condannano a un “destino già scritto” molti dei nostri ragazzi che si trovano in condizioni socio-economiche difficili. Al contempo, la pandemia, la DAD e l’isolamento, hanno fatto crescere ulteriormente tra gli italiani la consapevolezza che la crescita dei bambini sia una responsabilità che riguarda tutti, non solo la scuola, non solo le famiglie, ma l’intera comunità. Perché i bambini, in quanto cittadini, hanno diritto a un’istruzione di qualità e ad esperienze formative che non possono più dipendere dal contesto familiare di provenienza. Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile sta intervenendo proprio su questo fronte, sperimentando modalità di intervento innovative per contribuire a rimettere al centro i bambini e i loro diritti, dando a tutti la possibilità di poter sviluppare il proprio potenziale”.
Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore: “I dati contenuti in questo rapporto ci aiutano a costruire una mappa degli ambiti sui quali bisogna investire con maggiore urgenza. Come Terzo settore chiediamo che le ingenti risorse del PNRR a disposizione del nostro Paese vengano utilizzate anche per sanare le emerge e le diseguaglianze tra minori, che rappresentano un grande freno al loro benessere. Il Terzo settore continua a svolgere un ruolo sempre più determinate, come dimostra l’indagine, in sinergia con la scuola, nella tenuta della coesione e dell’offerta educativa”.
Pietro Vento, direttore dell’Istituto Demopolis: “Si profila alto il costo evolutivo imposto ai minori dai lunghi mesi dell’emergenza Covid, che ha estremizzato nel nostro Paese le fragilità e la sofferenza sociale. Centralità e limiti del ruolo della scuola nella crescita delle nuove generazioni emergono netti dall’indagine Demopolis. La scuola, da sola, oggi non basta: serve un impegno concreto da parte dell’intera comunità, di tutti i suoi attori. Per il 57% degli italiani l’azione di contrasto alla povertà educativa è oggi ancora più importante rispetto a 2 anni fa. Dinanzi alle grandi potenzialità connesse allo sviluppo del PNRR, gli italiani dettano priorità d’investimento che puntino anche a contrastare la povertà educativa minorile, risarcendo le fragilità e le disuguaglianze acuite dalla pandemia”.
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In vista della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre, Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ha promosso la terza edizione dell’indagine “Gli italiani e la povertà educativa minorile – Ascoltiamo le comunità educanti”, realizzata dall’Istituto Demopolis.
Le conseguenze della pandemia fra i bambini e gli adolescenti italiani, ben oltre la dimensione sanitaria, iniziano a tratteggiarsi con evidenza e rappresentano oggi un’ipoteca non trascurabile sul futuro del Paese. Nella percezione di 2 cittadini su 3, nell’ultimo biennio a seguito dell’emergenza Covid, sono aumentate le disuguaglianze tra i minori, estremizzando le fragilità dei più piccoli ed evidenziando i limiti del ruolo della scuola nella crescita delle nuove generazioni.
La scuola e gli effetti del Covid
Per il 78% degli italiani, uno dei più rilevanti problemi acuiti dalla pandemia è la dipendenza da smartphone e tablet di bambini e ragazzi. Ma, per il 66%, pesa anche la regressione degli apprendimenti e del metodo di studio, con il rischio che galoppi la “dispersione implicita”, la condizione subdola per cui troppi ragazzi, pur non essendo dispersi in senso stretto, non acquisiscono a scuola competenze fondamentali.
Con il Covid numerosi problemi si sono accentuati fra i più piccoli: il 65% segnala la perdita della socialità spontanea tra bambini e ragazzi, il 55% cita l’esclusione dei più fragili (poveri, disabili, figli di genitori stranieri); la maggioranza assoluta degli intervistati indica l’incremento della povertà materiale in molte famiglie (53%), ma ricorda anche come in molti, fra i minori, abbiano sviluppato la tendenza all’isolamento e all’abbandono della vita sociale (51%).
Oltre 4 intervistati su 10 evidenziano l’impoverimento del linguaggio (46%) e la riduzione degli stimoli esterni alla scuola (43%). Il rischio marginalizzazione, che nel 2020, in piena pandemia, preoccupava la metà degli italiani, oggi è riconosciuto come un problema da un terzo dei rispondenti, secondo canoniche dinamiche per cui – fuori dall’emergenza – la sofferenza sociale tende a dimenticarsi.
Per un italiano su due, la scuola non ha adeguatamente garantito parità di accesso (lezioni, contatti con gli insegnanti, apprendimento) a tutti gli studenti con la DAD, ed ha perduto posizioni: per il 55% è peggiorata nell’organizzazione e nelle attività; per oltre 4 intervistati su 10, a scuola sono cambiate in peggio le relazioni fra compagni (48%) e fra ragazzi e docenti (43%).
Ben oltre la pandemia, gli italiani restano convinti che le opportunità dell’istruzione non siano oggi garantite equamente per tutti nel nostro Paese: per il 64% lo sono, ma con livelli di qualità differenti, e con forti divari, anche in seno ai medesimi contesti regionali ed urbani; il 25% dichiara siano garantiti solo per alcuni. Appena l’8% crede che la scuola italiana garantisca oggi opportunità equamente per tutti.
Anche nella consapevolezza che non siano sufficienti le ore in classe e che servano azioni compensative, il 46% degli italiani ritiene che oggi, a seguito dell’esperienza del Covid e della chiusura prolungata delle classi, gli stimoli extra scolastici nella crescita dei minori siano più importanti rispetto ad un anno fa.
Il valore della Comunità educante
A fronte di un’istituzione scolastica che meriterebbe un’azione riformatrice e di rilancio, cresce la convinzione diffusa che non si apprenda solo in classe: la scuola non può avere l’esclusiva in tema di crescita delle nuove generazioni. Secondo l’indagine dell’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini,oggi appena 2 cittadini su 10 concordano sull’assunto che la scuola sia l’unica istituzione deputata alla crescita dei ragazzi.
Matura invece la convinzione, in quasi 8 italiani su 10, che la responsabilità della crescita dei minori sia di tutta la comunità. Particolarmente sensibili sulle potenzialità di una comunità educante si rivelano i genitori di figli minori (81%); il dato cresce al 90% in seno al segmento degli insegnanti intervistati. Una consapevolezza che si rafforza nel corso del tempo tra l’opinione pubblica. Con un dato di oltre 30 punti superiore rispetto a quello rilevato da Demopolis nel novembre 2019, oggi per il 78% degli italiani la responsabilità della crescita dei minori è di tutta la comunità.
Attraverso un focus esplorativo, inoltre, è stato analizzato un segmento pilota di genitori coinvolti in progetti selezionati da Con i Bambini. Fin dalle fasi di ascolto qualitativo degli adulti interessati dalle attività, come nella successiva verifica campionaria, un dato emerge netto: in virtù dei progetti, crescono le specifiche sensibilità in tema di povertà educativa, si concretizza una fattiva alleanza degli adulti a supporto dei piccoli, si sanano le fragilità dei minori, emerge netto il valore della “comunità educante”. I genitori intervistati testimoniano come i ragazzi frequentino con piacere le attività extrascolastiche, promosse dalle organizzazioni del Terzo Settore in collaborazione con le scuole. E ben oltre le acquisizioni connotanti le specifiche iniziative, bambini ed adolescenti con i laboratori e le iniziative extrascolastiche maturano, evolvono. Per la maggioranza assoluta degli intervistati, i ragazzi acquisiscono autostima (60%), spirito di gruppo (56%), senso di comunità (55%), imparano a rispettare le regole (53%). Un genitore su due segnala come i figli abbiano scoperto talenti e passioni che non avevano ancora sperimentato. Ma i ragazzi maturano anche responsabilità personale (43%), interesse per le cose (39%), e migliorano nell’impegno per la scuola (32%).
In seno a questo segmento di famiglie coinvolte in progetti promossi da Con i Bambini, cresce al 64% la convinzione che – dopo i mesi di emergenza Covid-19 – l’azione di contrasto alla povertà educativa sia oggi, rispetto a due anni fa, ancora più importante. E sale all’83% la consapevolezza che la responsabilità della crescita dei minori sia di tutta la comunità. In questo segmenti pilota di adulti, il minore diviene centrale nelle dinamiche di comunità, nella convinzione che dai più piccoli passi la progettazione del futuro del Paese.
L’impatto del Covid sulle dinamiche familiari
Nelle famiglie italiane, dal marzo 2020, si misurano gli effetti della pandemia sulle complesse dinamiche casalinghe: una sorta di tsunami innescato dal terremoto pandemico.
Per 3 genitori su 10, con la pandemia, è peggiorata l’organizzazione di tempi di vita e lavoro. Il 27% dichiara un peggioramento delle relazioni interne alla famiglia, che sono invece migliorate per meno di un quarto del campione. Particolarmente colpite si dimostrano le relazioni con le reti amicali, che risultano peggiorate per il 63% dei cittadini. Ma, nell’esperienza delle famiglie, ad essere particolarmente intaccato è stato l’equilibrio dei figli, con gli effetti del confinamento che non smettono di farsi sentire fra i minori.
Il 78% dei genitori segnala la dipendenza da Internet nei ragazzi; oltre la metà testimonia l’aumento dell’ansia fra i minori. Poco meno di 4 intervistati su 10 indicano una crescita dei casi di depressione. Oltre un quarto del campione di genitori intervistato segnala sovrappeso o disturbi alimentari. Ma anche l’aumento del cyberbulliso (22%), casi di fobia sociale (20%), insonnia (18%).
Anche alla luce dei danni registrati sull’equilibrio dei minori, i genitori intervistati offrono interessanti indicazioni su che cosa non dovrà mai più mancare in futuro a bambini e ragazzi.
La continuità scolastica, innanzi tutto, segnalata da quasi 8 su 10. Ma anche la socialità, la possibilità di interazione fra coetanei (69%) e le attività sportive e ludiche (63%). Di estremo interesse anche le altre indicazioni: il 44% dei genitori auspica l’istituzione di spazi dedicati a bambini e adolescenti; attività extrascolastiche, laboratori (36%); operatori di riferimento (educatori, psicologi, ecc.) in caso di necessità (30%).
I vaccini ai più piccoli?
Un approfondimento di ricerca, condotto dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, ha focalizzato propensioni e contrarietà dell’opinione pubblica in merito alla somministrazione dei vaccini anti-Covid ai più piccoli. Oggi, con il 51% di indicazioni, prevalgono i cittadini favorevoli, convinti che estendere la vaccinazione ai bambini fra i 5 e gli 11 anni possa contribuire ad una maggiore sicurezza e al ritorno alla normalità. 4 su 10 si dichiarano contrari. Il dato dei favorevoli si contrae di 6 punti fra i genitori di figli minori, e scende al 45%.
Come è percepito il fenomeno della povertà educativa minorile
Nell’Italia che prova a liberarsi del Covid, cresce fra i cittadini la consapevolezza di che cosa sia, quanto sia diffusa e pervasiva la povertà educativa minorile. Secondo i dati dell’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, 6 italiani su 10 ne hanno sentito parlare, con un dato cresciuto di 17 punti nell’ultimo biennio. Migliora inoltre la conoscenza del fenomeno. Il 76% degli intervistati identifica la povertà educativa come una questione di limitato accesso ad opportunità di crescita; il 61% cita il rendimento scolastico ed i bassi livelli di apprendimento. Il 18% la povertà materiale.
Inoltre, cresce e si afferma la consapevolezza dell’opinione pubblica sull’importanza del tema. La diffusione della povertà educativa è un fenomeno grave per il 90% degli italiani: molto per il 47%; abbastanza grave per il 43%. il dato, corposissimo in seno al complesso dell’opinione pubblica, si dimostra ancora più marcato nel target speciale degli insegnanti, fra i quali raggiunge il 95%.
Il 57% degli italiani ritiene che l’azione di contrasto alla povertà educativa minorile promossa da Con i Bambini attraverso il Fondo sia oggi più importante rispetto a due anni orsono. Ancora una volta, insegnanti e genitori risultano più sensibili al tema.
L’importanza delle attività di contrasto alla povertà educativa è riconosciuta dall’88% degli intervistati. Il dato, corposissimo in seno al complesso dell’opinione pubblica, si dimostra ancora più marcato nei target speciali oggetto di analisi: cresce, infatti, al 93% fra gli insegnanti ed al 94% fra i rappresentanti del Terzo Settore.
Bambini e ragazzi orfani di femminicidio
Attraverso il bando “A braccia aperte”, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, Con i Bambini ha avviato un percorso di co-progettazione in tutto il Paese con quattro partenariati qualificati e con esperienza per interventi a favore degli orfani di vittime di crimini domestici e femminicidio, mettendo a disposizione 10 milioni di euro. I ragazzi, con le loro famiglie affidatarie, saranno presi in carico e sostenuti nel superamento del trauma e nella costruzione di un proprio percorso di vita. L’intervento ottiene pieno consenso da parte degli italiani: l’85% degli intervistati lo approva.
Il dato si inserisce in un contesto percettivo in cui aumenta la consapevolezza diffusa sull’estremizzazione dei fenomeni violenti a danno delle donne nei mesi dell’emergenza Covid: per il 72% degli intervistati, i casi di femminicidio sono aumentati con la pandemia, come effettivamente è avvenuto.
Il piano d’azione progettato dall’impresa sociale Con i Bambinisi struttura dunque in coerenza con assunti largamente condivisi nel Paese: per l’87% si sa poco e si presta poca attenzione al fenomeno degli orfani di vittime di crimini domestici e femminicidio; l’89% degli italiani ritiene che i figli delle vittime abbiano diritto ad un sostegno speciale da parte della comunità e delle istituzioni.
Il futuro dei più piccoli: PNRR e priorità di investimento
A pagare il prezzo degli effetti a lungo termine dell’emergenza Coronavirus saranno i più piccoli: ne sono convinti oggi i due terzi degli italiani. Così, rischia di esordire già compromesso quel futuro cui le istituzioni ricominciano a prestare cure ed impegno, con l’attenuarsi dell’emergenza pandemica. Se alto si profila il costo evolutivo imposto ai minori dal Covid-19, è proprio questo il momento in cui restituire centralità, rilevanza sociale e pieno impegno istituzionale ai più piccoli, alla scuola, alla comunità che deve garantirne lo sviluppo.
Si tratta, in prima battuta, di risarcire le fragilità che si sono acuite con la pandemia. Per il 68% degli intervistati, nell’ultimo anno, a seguito dell’emergenza Covid-19, le disuguaglianze tra i minori in Italia sono aumentate. Solo un quarto di italiani non individua variazioni rispetto al pieno della pandemia, al novembre 2020.
Ed innanzi alle grandi potenzialità connesse allo sviluppo del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, gli italiani – intervistati dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini – dettano priorità d’investimento che puntino proprio a contrastare la povertà educativa minorile, risarcendo le fragilità e le disuguaglianze acuite dalla pandemia.
Per compensare i danni generazionali che rendono i bambini meno equipaggiati ancora più disuguali e vulnerabili, circa 2 italiani su 3 investirebbero sulla sicurezza e la funzionalità delle strutture scolastiche (66%), su asili nido e scuole per l’infanzia (65%), sull’implementazione del tempo pieno e delle attività extrascolastiche nelle realtà maggiormente caratterizzate da povertà materiale ed educativa (64%). 6 su 10 mirerebbero al recupero di bambini e adolescenti con particolari problemi di fragilità.
Il 53% punterebbe sulla democratizzazione delle opportunità, migliorando la conoscenza e l’accesso dei minori alle possibilità di crescita e sviluppo presenti sul territorio. In questo contesto di priorità, appena il 27% investirebbe sul rafforzamento delle competenze digitali dei minori.
Nota metodologica – L’indagine demoscopica è stata condotta dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, per l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, su un campione nazionale stratificato di 3.356 intervistati, statisticamente rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne. La rilevazione quantitativa, preceduta da un’ampia fase di colloqui aperti qualitativi, è stata realizzata con modalità integrate cawi-cati-cami dal 4 al 12 novembre 2021. L’Istituto Demopolis ha analizzato, accanto alla popolazione italiana nel suo complesso, anche alcuni target particolarmente significativi con ulteriori rilevazioni demoscopiche su campioni ragionati di genitori con figli minorenni (814), insegnanti (254), rappresentanti di enti del Terzo Settore (250). Per l’edizione 2021, è stato inoltre effettuato un focus esplorativo su un segmento di genitori i cui figli sono coinvolti in progetti promossi da Con i Bambini.