Oltre una scuola su quattro in Italia si trova in aree non sicure
Oltre una scuola su quattro in Italia è collocata in aree considerate non del tutto sicure. Condizioni che variano molto, da nord a sud del Paese e dai comuni periferici a quelli più centrali. È quanto emerge dal report settimanale dell’Osservatorio povertà educativa #Conibambini, a cura di Openpolis e Con i Bambini. Di seguito un estratto del rapporto.
Per bambini e ragazzi è fondamentale crescere in ambienti sicuri. A cominciare dalla scuola, il luogo in cui i minori passano la maggior parte del loro tempo fuori casa.
Il Miur ha stabilito dei criteri che, se presenti, portano a definire “non sicura” l’area in cui è situato un edificio scolastico. In precedenza abbiamo già approfondito due di questi elementi: la collocazione degli edifici in zone urbane degradate e la vicinanza a fonti di inquinamento atmosferico. Altri sono, ad esempio, la prossimità degli edifici scolastici a percorsi di grande traffico o a transiti ferroviari. Quando nessuno di questi fattori è presente, l’area in cui è collocata la scuola viene considerata “sicura”.
In Italia, il 72% degli edifici scolastici si trova in aree sicure, nel 2017. Un dato che, se da un lato rappresenta più della metà delle scuole, dall’altra rivela una quota comunque significativa di edifici situati in zone non del tutto sicure (28%). Inoltre, questi dati variano ampiamente all’interno del territorio, aggravandosi in molte aree del Paese.
Osservando i dati sulle regioni, sono quelle del nord ad avere in media più scuole in aree sicure, rispetto a quelle del centro e del sud.
In Umbria e Puglia, meno della metà delle scuole sono in aree sicure
Percentuale di edifici scolastici in aree considerate sicure, per regione (2017)
Tutte le regioni settentrionali, fatta eccezione per l'Emilia Romagna (69,8%), superano la media nazionale del 71,9%. Ai primi posti, Friuli-Venezia Giulia e Valle d'Aosta, con percentuali superiori al 90%, seguite dal Piemonte (87,5%). All'ultimo posto l'Umbria, con 262 scuole in aree sicure su un totale di 793 (33%), preceduta dalla Puglia a quota 46%.
Oltre alla disparità tra il nord e il resto del Paese, la situazione varia all’interno di uno stesso territorio. I comuni polo hanno più scuole in aree non del tutto sicure (35,8%), rispetto ai comuni periferici e ultraperiferici, dove in media i servizi sono meno accessibili. Nei comuni più centrali quindi, i fattori di rischio per le scuole sono più frequenti. Questo potrebbe essere dovuto alla maggiore incidenza di zone trafficate e inquinate nelle città, rispetto ai comuni più esterni e spesso anche meno urbanizzati.
La situazione nelle grandi città
Nelle città di Trieste e Venezia quasi tutte le scuole sono in aree sicure
Percentuale di edifici scolastici in zone sicure e non, nelle città italiane con più di 200.000 abitanti (2017)
Di queste 15 grandi città, solo Trieste, Venezia, Verona e Padova superano la media nazionale del 72% di edifici in aree sicure. Tutte nel nord del Paese, anche se osservando il resto della classifica non emerge un divario così netto rispetto al sud. A Palermo e Catania, ad esempio, sono rispettivamente il 70% e il 54% delle scuole ad essere situate in zone sicure, mentre a Milano e Bologna il 28% e il 17%.
Spicca negativamente la città di Bari, con solo il 6% degli edifici in zone sicure (8 edifici su 132).
Su conibambini.openpolis.it è possibile approfondire l’argomento con altri grafici e un focus sulla città metropolitana di Bari.
L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un'informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l'elaborazione di analisi e approfondimenti originali.
L’elenco dei report in formato pdf è disponibile su Osservatorio povertà educativa #Conibambini.