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Fuga dalla scuola, cresce l’abbandono: ogni anno lasciano in 50mila

Abbandoni scolastici in aumento. Ogni anno, sono oltre 50mila gli studenti di scuola media e superiore che smettono di frequentare le lezioni scolastiche per dedicarsi ad altro. Ragazzini e ragazzi, sovente sotto l’obbligo scolastico, che marinano gli studi mettendo nei guai i genitori. E sulle cui tracce si dirigono le forze dell’ordine per capire cosa sia successo, nel tentativo di riportarli a scuola. Un fenomeno che, stando ai numeri estratti dai Rav (i Rapporti di autovalutazione delle scuole) pubblicati dal ministero dell’Istruzione, è in aumento. I dati, sempre poco diffusi, sono gli ultimi disponibili e si riferiscono a due anni scolastici consecutivi: il 2013/2014 e il 2014/2015. Raccontano di una fetta di popolazione scolastica che nelle aule non riesce proprio a stare e preferisce cercare un lavoretto per guadagnare qualcosa o cade nelle mani della criminalità.

Quella degli abbandoni è la parte più drammatica della cosiddetta dispersione scolastica, che raggruppa tutti gli insuccessi: bocciature e rimandature comprese. Alla scuola media, il fenomeno è abbastanza circoscritto ma in crescita di un decimo di punto in tutte le classi rispetto al 2013/2014: 0,3 per cento in prima, 0,5 in seconda e 0,6 in terza. In tutto, 7mila e 700 ragazzini che spariscono dalle classi senza più dare notizie e in alcune realtà del Sud Italia il fenomeno assume dimensioni macroscopiche da emergenza educativa. Come alla scuola media dell’istituto comprensivo Primo Levi/Ilaria Alpi di Napoli, nel popolare quartiere di Scampia, dove in prima classe le interruzioni di frequenza toccano addirittura quota 7,4 per cento. A contribuire di più sono gli istituti dei quartieri periferici e popolari delle grandi città. All’istituto comprensivo di via Tiburtina 25, nell’omonimo quartiere di Roma, hanno preferito dribblare compiti e interrogazioni 6,2 ragazzini ogni cento delle terze classi. Un record.

Passando alle superiori, gli abbandoni scolastici crescono rapidamente. Anche al liceo, che raccoglie sempre più iscritti, parecchi dei quali con tutta probabilità hanno sbagliato indirizzo scolastico. Alla secondaria, a lasciare gli studi a metà anno o dopo qualche settimana, optando per il primo lavoro che capita, sono quasi 2 studenti su cento, in tutto circa 45mila giovani, concentrati soprattutto negli istituti tecnici e nei professionali. Ma la cosa che sorprende maggiormente è che nei licei, le cui classi sono sempre più affollate, il fenomeno è in rapida crescita. Nel 2013/2014 interrompevano gli studi circa 9.150 ragazzi e ragazze che l’anno successivo diventano oltre 10mila e 300. Nel breve volgere di 12 mesi il fenomeno è cresciuto di 12 punti e mezzo. Un effetto collaterale di quella crescita abnorme di preferenze che negli ultimi anni ha dirottato parecchi studenti, che in passato avrebbero preso la strada di tecnici e professionali, proprio al liceo.

Il ministero visti i dati annuncia contromisure: “Il tema della dispersione è fra le priorità del piano in dieci azioni da 840 milioni lanciato dalla ministra Valeria Fedeli con i fondi del Piano operativo nazionale: attraverso i bandi del Pon sono stati finanziati ad esempio, con 180 milioni il rafforzamento delle competenze di base e con 20 milioni la formazione per gli adulti. Nel frattempo al Ministero è stata costituita una cabina di regia alla quale partecipa come consulente sul tema della dispersione Marco Rossi Doria”. (fonte Repubblica.it 4/4/2017)

Lo spot sulla campagna “Non sono emergenza” è in programmazione sui canali Rai dall’11 al 17 novembre 2024 nell’ambito delle iniziative di sensibilizzazione di Rai per la Sostenibilità – ESG.

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Report con dati comunali e mappe sul fenomeno della povertà educativa in Italia.

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